22-08-2014 Paola Pierotti 2 minuti

Lezione di Deep Retrofitting. Quando giocare la carta dell’architettura

REbuild 2014 / Victor Olgyay, consulente per la ristrutturazione dell’Empire State Building, protagonista a Riva del Garda

“E’ sull’involucro che deve emergere il processo di design integrato. E molto spesso il valore aggiunto non si trova tanto nello spessore o nella struttura ma in interventi meccanici legati alle finestre, alla ventilazione, all’interior design o ancora nel modo in cui viene usato l’edificio. E tutto questo consente di ottenere un risparmio energetico tra il 50 e l’80%”

Victor Olgyay

“Attraverso una serie di piccoli interventi di natura meccanica, come ad esempio il controllo dell’illuminazione e della ventilazione, si può ottenere un notevole risparmio energetico in un grande progetto di ristrutturazione edilizia. Per una buon lavoro di deep retrofitting è necessario riflettere sull’involucro dell’edificio e su come questo lavori dal punto di vista termodinamico. Ecco dove l’architettura può essere una buona carta da giocare quando si parla di rigenerazione”. Victor Olgyay (Principal Buildings Department – Rocky Mountain Institute), figlio di un grande architetto americano, tra i primi a insegnare bioarchitettura a Princeton è tra le principali figure di spicco della riqualificazione sostenibile, clima-resiliente ed economicamente profittevole. Olgyay è tra gli ospiti più attesi a REbuild a Riva del Garda nella due giorni (25-26 settembre 2014) dedicata ai temi della riqualificazione e gestione sostenibile del patrimonio costruito. Tra i suoi progetti ci sono proprietà del Fondo Monetario Internazionale, Gruppo Ford e Hilton Hotel. Olgay è stato anche consulente della riqualificazione dell’Empire State Building di New York.

“E’ sull’involucro che deve emergere il processo di design integrato. E molto spesso il valore aggiunto non si trova tanto nello spessore o nella struttura ma in interventi meccanici legati alle finestre, alla ventilazione, all’interior design – dice Olgyay agli organizzatori di REbuild – o ancora nel modo in cui viene usato l’edificio. E tutto questo consente di ottenere un risparmio energetico tra il 50 e l’80%”.

Nel progetto di ristruttazione dell’Empire State Building il team del Rocky Mountain Institute ha iniziato a lavorare mettendosi in contatto con il proprietario che stava iniziando ad investire sul palazzo con l’intenzione di fare un upgrade. “Siamo entrati in campo – racconta Victor Olgyay – nel miglior momento possibile, quando si potevano apportare migliorie energetiche, proprio mentre si stavano facendo altre scelte di tipo estetico-strutturale. Essenzialmente abbiamo dato una grossa mano per razionalizzare i costi legati all’upgrade dell’efficientemento energetico”. Un esempio concreto? Nell’edificio c’erano 6000 finestre, sostituendo gli infissi e riducendo il costo del sistema centrale di condizionamento il team aveva stimato di riuscire a ripagare la spesa in 17 anni, di fatto “grazie al fatto che abbiamo compensato con i soldi che avremmo speso nel sistema di aerazione centrale – spiega Olgay – l’intero pacchetto finestre si è ripagato in soli 3 anni. E abbiamo anche risparmiato il 40% dell’energia”.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Pierotti
Articoli Correlati
  • La finanza di progetto chiave della partnership pubblico-privata

  • Anci e Gbc firmano un patto per un futuro sostenibile

  • Il toolbox di Carlo Ratti per la Biennale di architettura di Venezia

  • Con la Milano Design Week volano i prezzi degli affitti brevi