31-08-2016 Paola Pierotti 2 minuti

Miyamoto sul terremoto del Centro Italia: lettura tecnica per capire e poi agire

Aspettando Saie 2016. Intervista a Marco Cossu, presidente di Miyamoto International

"Oltre ad essere diversi i terremoti è spesso diverso il costruito su cui agiscono, così come l'Emilia ha evidenziato le vulnerabilità dei capannoni industriali, L'Aquila ed ora Amatrice hanno evidenziato la vulnerabilità degli edifici con muri in pietra"

Marco Cossu

Il tema dell’antisismica è sotto i riflettori nazionali visto il recente terremoto che ha colpito il Centro Italia. Ma ingegneria, industria e imprese da mesi si erano già date appuntamento a Bologna per il prossimo ottobre quando in occasione di Saie 2016 si farà il punto sulle norme, sulle tecniche, su come affrontare emergenza e prevenzione. Tra gli ospiti più attesi della fiera bolognese, sul fronte dell’antisismica, ci sarà lo studio Miyamoto International, una società internazionale di ingegneria attiva da anni per far fronte alle questioni legate ai terremoti, già in campo in queste ore nei paesi colpiti dal recente sisma. “Il terremoto dei giorni scorsi ha evidenziato ancora una volta la vulnerabilità del patrimonio edilizio storico italiano. Soltanto una estesa attività di prevenzione potrà portare ad una maggiore sicurezza degli edifici” ha commentato Marco Cossu, presidente di Miyamoto International.

Presidente Cossu, un vostro team di esperti in ingegneria sismica è stato nelle zone recentemente colpite per aiutare nell'opera di verifica dei danni. Cosa avete trovato? Una vostra lettura della situazione?
Percorrendo la Salaria non si percepisce immediatamente la gravità della situazione se non per la presenza di mezzi della protezione civile e tende lungo la strada. Quando si inizia ad entrare nei centri edificati colpisce immediatamente invece la devastazione subita dalle strutture: molti centri "storici" dei paesi sono un cumulo di macerie. Il pensiero corre subito al centro di Onna, devastato dal terremoto dell'Aquila 2009. Ma in quel terremoto era solo un paese ad aver subito tale devastazione. Tra i cumuli di macerie in cui sono ridotti gli edifici si distinguono, in alcuni casi, degli impalcati (solai e tetto) in calcestruzzo che sono adagiati uno sull'altro, senza più le pareti verticali. La maggior parte delle case ha pareti in muratura di pietra che non hanno retto l'azione prodotta dai pesanti solai in calcestruzzo spostati dall'azione sismica. 

Considerando la sua esperienza, qualche consiglio da prendere sulle misure da prendere nell’immediato?
Nell'immediato sarà necessario procedere alla rimozione delle macerie e contemporaneamente alla messa in sicurezza, con puntellazioni, degli edifici pericolanti. Successivamente sarà possibile procedere alla verifica della sicurezza degli edifici che sono ancora in piedi e alla schedatura di quelli crollati.

Quale lezione possono fornire le recenti esperienze dell’Aquila e dell’Emilia? Sul fronte dell’approccio? Delle tecnologie?
Da ogni terremoto si acquisiscono nuove informazioni sul comportamento sismico delle strutture, questo è il motivo per cui la società Miyamoto è sempre presente dove si verificano i principali terremoti nel mondo. Oltre ad essere diversi i terremoti è spesso diverso il costruito su cui agiscono, così come l'Emilia ha evidenziato le vulnerabilità dei capannoni industriali, L'Aquila ed ora Amatrice hanno evidenziato la vulnerabilità degli edifici con muri in pietra.
Per quanto riguarda le tecnologie, negli ultimi anni, si sono fatti notevoli passi in avanti, sia nell'applicazione di quelle già note per le nuove costruzioni ad edifici esistenti (isolamento sismico), sia nello sviluppo di nuove, specifiche per alcuni edifici (dissipatori per edifici industriali).
L'approccio alla messa in sicurezza sismica di un edificio passa sempre attraverso una approfondita conoscenza della struttura. Soltanto avendo la consapevolezza dell'edificio su cui si interviene è possibile migliorarne le prestazioni, altrimenti c'è il rischio di realizzare interventi inutili o dannosi.

Questo articolo è pubblicato anche su saie.it e su edilio.it

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Paola Pierotti
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