14-10-2022 Paola Pierotti 5 minuti

Il Pnrr rilancia l’urbanistica pubblica. Confronto aperto tra gli assessori

Ad Urbanpromo il dibattito su pianificazione corrente e attività di progettazione accelerata

Il Pnrr non è solo uno strumento: è una “stagione” di investimento pubblico sui territori e sulle città. Torino si trova nella posizione di cogliere l’opportunità data da interventi straordinari e non pianificati, con l’obiettivo di massimizzarne le ricadute sul territorio anche in relazione al nuovo Prg. Dove saremo al termine di questa stagione, dipenderà anche da quanto abbiamo fatto per essere pronti a questa sfida». Precisando che il Pnrr stesso ha liberato risorse da altri canali, moltiplicando le iniziative possibili. Paolo Mazzoleni, assessore all’urbanistica della città di Torino apre a Urbanpromo il dibattito sull’urbanistica pubblica, sulla relazione tra pianificazione corrente e attività di progettazione accelerata legata proprio alle opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

In un tempo di riflessione corale sul rinnovo della legge per il governo del territorio la domanda posta a chi guida oggi le città italiane, in gran parte assessori tecnici, è se la pianificazione sia un’opportunità o un intralcio da bypassare. E Mazzoleni evidenzia che dal suo punto di vista «intervento pubblico e statale sono oggi in controtendenza rispetto alle aspettative sul coinvolgimento dei privati». Prende in prestito la locuzione “urbanistica opportunista” – che in ambito accademico si era associata alla recente attività di pianificazione nella città di Milano – «con riferimento a quell’urbanistica che tiene conto dell’avvenire delle cose, a prescindere dalla loro pianificazione, e quindi da grandi eventi, dalla presenza di investitori disposti ad investire, e lo raccorda nell’ambito della pianificazione. Di fatto con una debole regia pubblica nei confronti dello sviluppo del territorio». A Torino, aggiunge l’assessore, puntiamo a fare “urbanistica opportunistica pubblica”: «coordinando post-pianificazione e iniziative che si riescono a concretizzare, operazioni che arrivano non perché le conduce il mercato, ma perché le promuove lo Stato stesso. Le città hanno gran bisogno di questi investimenti, bisogna immaginarli dentro un framework».

E se c’è una lezione da imparare, l’appello degli assessori è quello di riuscire ad apprendere da questa vicenda «quali siano gli strumenti di pianificazione da aggiornare, e come».

Da Bologna a Firenze, come ricordato dagli assessori all’urbanistica Raffaele Laudani e Cecilia Del Re, sono tante le città che guardano al proprio futuro rilanciandosi come “città della conoscenza”. Laudani in particolare per la città felsinea ricorda di aver incanalato le risorse del Pnrr per dare corso agli obiettivi del programma elettorale e sceglie come parole chiave: conoscenza, riforestazione, neutralità climatica e prossimità, «quattro parole che corrispondono a progetti prioritari del mandato – commenta – e che raccolgono le sfide portate avanti da nuovi player che si stanno insediando nel territorio, l’impronta verde, la partecipazione alla mission europea al 2030 e il piano dei quartieri. Abbiamo dato un indirizzo politico attraverso dei progetti bandiera». Le risorse del Pnrr per innescare trasformazioni coerenti con le scelte politiche, e il rimando è alle zone dell’ex manifattura tabacchi dove è previsto il tecnopolo, l’ex comparto Navile e l’area universitaria del Lazzaretto.


Oggi tanti centri urbni puntano al futuro proponendosi come "città della conoscenza”, e i fondi del Pnrr possono aiutare anche in questo percorso.


Nel capoluogo toscano, «siamo vicini all’adozione del nuovo piano operativo, e ancora in un’ottica di “urbanistica pubblica” grazie al Pnrr abbiamo agito all’interno del piano operativo» racconta l’assessora Del Re per dare corso a obiettivi già condivisi, alla «città della conoscenza e dell’informazione» Firenze guarda con interesse al tema dello student housing: «arrivano in città 40mila studenti all’anno, oggi abbiamo 1.800 posti letto, 600 pubblici: guardiamo con interesse agli investitori privati che si impegnano su questo fronte e tra i bandi del Pnrr quello legato alla residenze universitarie si è perfettamente allineato ad una domanda della città, abbiamo partecipato con Casa spa, società del comune che segue l’housing sociale».

La vision si racconta attraverso i temi della “città prossima” e della “città policentrica”, richiede interventi capillari e minuti, ma a Firenze non mancheranno opere che saranno un segno tangibile dell’opportunità Pnrr com’è per l’area Campo di Marte dove è atteso il nuovo Franchi.

«Bisogna fare il tifo per città e territori, per le amministrazioni decentrate. Riuscire a mettere a terra il Pnrr è una grande e inedita occasione» commenta il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli che dettaglia la strategia in atto nella sua città ricordando che le iniziative della Pa si stanno incrociando con quelle della Sanità e dell’Università, avendo costituto una cabina di regia a guida amministrazione, «per scaricare a terra progetti capaci di parlare di una città-innovata» e anticipando che come Anci si lavora perché queste risorse pubbliche, per le città, diventino strutturali.

Da Venezia con Massimiliano De Martin a Brindisi con Dino Borri i temi spaziano dall’impegno della progettazione in house da parte degli uffici tecnici, alla gestione di tempi-lampo. Andrea Ragona, assessore all’urbanistica di Padova, richiama i temi della rigenerazione della città e del consumo di suolo per inserire gli investimenti legati al Pnrr nel solco delle strategie della giunta da poco riconfermata.

Maurizio Veloccia, assessore all’urbanistica di Roma Capitale, elenca le iniziative finanziate dal Pnrr citando il rapporto con il Prg e ricordando che «rimane attuale e che alcune problematiche di oggi sono dovute alla non attuazione delle parti pubbliche del piano». Veloccia cita l’impegno del Comune «verso due grandi complessi di edilizia pubblica: Tor Bella Monaca, la parte più povera – dice – con un Pil che è meno della metà di quello che si registra nei quartieri più ricchi della città, con la scolarizzazione e le aspettative di vita più basse rispetto alla media della città, e il Corviale. Due luoghi dove lo Stato è rimasto assente. Stiamo cercando – commenta – di avviare una nuova urbanistica pubblica coerente con il Prg». Da Santa Maria della Pietà al quadrante Est dove si sta lavorando anche in vista dell’Expo 2030, passando per il Corviale, fino allo Sdo (nell’area dove si discute di costruire il nuovo stadio): quattro quadranti in grande trasformazione e recependo le direttive europee, ascoltando il territorio, senza escludere una co-partecipazione dei privati.

Storie ed esperienze che chiedono che «lo Stato riprenda a pensare la politica pubblica delle città, ridando spazio all’organizzazione del lavoro collaborativo con Regioni e città, definisca risorse continuative – ha commentato Gianni Biagi, presidente di Urbanpromo – perché le città siano davvero luogo di innovazione».

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Paola Pierotti
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