06-12-2023 Francesca Fradelloni 4 minuti

Rigenerazione più coraggiosa per le periferie, Rampelli: «Stop al dogma del consumo di suolo»

La politica si confronta sul progetto: dal ddl del 2% alla legge per l’architettura che ancora non c’è. Braga (Pd): dobbiamo gestire la trasformazione non un’espansione

Si propone oggi un modello omologante che fa strame dell’identità non esibendo una differenza di segno tra le periferie di Mosca e quelle di Roma
Fabio Rampelli

Rigenerare è saper ascoltare, la partnership tra pubblico e privato non è abbastanza. La politica ripensa la città e lo fa raccontando esperienze e buone pratiche all’evento organizzato da Fortune Italia e PPAN. L’architettura ha a che fare con lo spazio e il tempo, e si fa carico dell’eredità del passato calandolo in un presente che offre prospettive sempre diverse. Per questo l’azione della progettazione dovrà necessariamente confrontarsi con il futuro, recuperare spazio e non nuova costruzione, da qui l’importanza della voce delle istituzioni. Per il vicepresidente della Camera dei Deputati, Fabio Rampelli, «L’architettura oggi vive un grosso deficit, è stata per tanto tempo maneggiata dalle ideologie e ha così smarrito il senso pratico. Ogni popolo deve mantenere il suo tratto e mantenere le proprie caratteristiche. Si propone oggi un modello omologante che fa strame dell’identità non esibendo una differenza di segno tra le periferie di Mosca e quelle di Roma. Ci vorrebbero facoltà di architettura che marciassero in una direzione diversa – precisa Rampelli – la persona deve stare bene dentro l’architettura e serve un risveglio della cultura italiana. Dobbiamo andare verso il futuro aggiornando questo patrimonio pescando dal passato senza scimmiottarlo, per fare questo dobbiamo trasformare le città. Non è mia responsabilità se a Scampia non ci vuole andare a vivere nessuno, la rigenerazione dovrebbe essere più coraggiosa: a Parigi sostituiscono le cose brutte, non le lasciano lì per paura di consumare suolo. Nessuno vuole costruire tanto per costruire, ma il suolo compromesso si deve consumare, bisogna creare servizi, infrastrutture e realizzare il bello».

Per l’Expo romano sfumato, il vicepresidente della Camera pensa che la progettazione servita alla candidatura non debba andare persa, ma valorizzata. Il percorso da Tor Vergata al centro storico, passando per l’Appia antica, è frutto di un pensiero urbanistico che non deve morire. Lì c’è un piano strutturale e trasportistico già collaudato che si deve definire.


Dunque, sappiamo che rigeneriamo per migliorare lo spazio e far star bene le persone, ma soprattutto per costruire comunità. La dicotomia “centro versus periferia” però non sempre è efficace.


A volte le banlieu hanno un immaginario straordinario proprio per la dimensione collettiva e i centri storici sono in alcuni casi diventati dei grandi centri commerciali. Dunque, la programmazione delle azioni non è scontata.

«A Roma lo spazio per l’architettura è enorme», commenta Angelo Piero Cappello, direttore generale Mic in una delle sue prime uscite pubbliche dalla recente nomina nel ministero di Sangiuliano. «Dallo sviluppo del Grande MAXXI al concorso sui Fori, le azioni a Roma sono tante, l’architettura, però, deve misurarsi con l’impatto ambientale e la crisi climatica. L’architettura ha a che fare con lo spazio e il tempo e ha la necessità di farsi carico di una eredità, quella del passato, con lo sguardo rivolto verso il futuro. Compito non facile che ha bisogno di strategie e di obiettivi».

«In questo contesto – interviene Francesco Miceli, presidente del Consiglio Nazionale Architettura – le sfide sono tante, luci e ombre, questo settore cerca di mettere in campo, non sempre, le risposte sono in grado di soddisfare le esigenze. Il rapporto con la politica è stringente e cruciale, ma irrisolto. La questione che torna sempre al centro della discussione, per noi architetti, è la qualità del progetto. Non sempre le risposte politiche ci entusiasmano, anzi, spesso notiamo un’inversione di tendenza a questa visione che è interesse di tutti i cittadini e le cittadine che abitano i luoghi».

Dunque, far architettura è anche la capacità che noi abbiamo di rispondere alle esigenze delle persone, migliorarne la vita. «Una sfida culturale – continua il presidente – che arranca visto che siamo rimasti ben ultimi in Europa a non avere una legge per l’architettura : una legge per la società, non per gli architetti, per affrontare in termini critici il tema della qualità del costruito». Quindi conquistare uno spazio di confronto con la politica è la prossima sfida, «perché le scelte devono essere prese adesso».

Quindi sfide essenziali: non consumare suolo, mettere il progetto al centro e farlo subito. «Il criterio fondamentale è governare le trasformazioni urbane e i territori», interviene Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura. «Non possiamo permetterci una crescita incontrollata dell’urbanizzazione. Ci sono varie posizioni: lo sviluppo verticale oppure pensare a una città che si struttura attraverso la rigenerazione. Senza estremismi e dogmi, ma con proposte concrete all’interno di un dialogo proficuo. A proposito di questo ho presentato la proposta di legge del 2%: qualora non si utilizzino i soldi stanziati dagli appalti pubblici per l’abbellimento estetico,

Il 2% sarà riversato su un fondo che verrà istituito al Ministero della Cultura, proprio per finanziare operazione di riuso di rigenerazione urbana, con un occhio di riguardo per le periferie».


Nonostante la soil strategy europea preveda che entro il 2050 si azzeri il consumo netto di suolo, questo obiettivo ad oggi rimane ancora molto lontano. In Italia il dato di Ispra per l’anno 2022 segna un aumento del 10 per cento.


«Questi dati dovrebbero richiamare il legislatore a interrogarsi se le normative sono allineate e magari pensarne delle altre più stringenti», afferma Chiara Braga, capogruppo del PD alla Camera. «Non c’è una visione unitaria e non c’è un piano nazionale. Oggi il tema è cambiato, non bisogna gestire un’espansione, ma una trasformazione. Per questo da anni si discute di iniziative legislative, è urgente una norma nazionale sul consumo di suolo. Le questioni legate alla rigenerazione urbana e al consumo di suolo non sono slegate, necessitiamo di sviluppi complessi e di una politica che metta davvero a fuoco le dimensioni della fase che viviamo e l’impatto delle crisi che si sono susseguite in questi anni. E poi ci sono le disuguaglianze che si riflettono sull’accesso alla casa e ai servizi ». Un tema che lega spazio privato e spazio pubblico, chi sta bene e chi sta male, che ha a che fare con i luoghi fisici, ovviamente, e con il tessuto delle città.

In copertina: Fabio Rampelli, Angelo Piero Cappello, Francesco Miceli, Chiara Braga, Federico Mollicone (Architettura Chi e Come, 30 novembre 2023)
© Fortune Italia

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesca Fradelloni
Articoli Correlati
  • No all’urbanistica militare: co-pianificazione e competenze

  • Premio Architetto italiano dell’anno e Giovane talento dell’Architettura italiana 2024: aperto il bando

  • Al via le iscrizioni per il Fiabci Prix D’Excellence Award Italia 2024

  • Rigenerazione urbana, la lezione delle ex Reggiane spiegata dal sindaco