11-04-2016 3 minuti

Senza alleanza virtuosa, tecnologia e arredo si contenderanno la posizione sul mercato

Focus su D Casa. Dall’esperienza della Lago applicata alla scuola alle case galleggianti di Big che risparmiano tasse di occupazione del suolo

"Se non si dovesse ragionare, fin da ora, sull’attivazione di una felice partnership fra tecnologia e architettura fra dieci anni il settore elettronico e quello dell’arredo potrebbero contendersi la stessa fetta di mercato"

Laura Traldi

“Il futuro della casa sarà senz’altro hi-tech. Internet delle cose rivoluzionerà l’abitare come lo smartphone ha fatto con il nostro quotidiano”. Laura Traldi, su D Casa di maggio, racconta il difficile rapporto fra design e nuove tecnologie, perché sempre più aziende iniziano ad “usare l’architettura come un contenitore di tecnologia” come ha detto Rem koolhass. “Le aziende che producono hardware o software – si legge – stanno già lavorando sulla smart home e il design sembra invece avere un ruolo accessorio. Se non si dovesse ragionare, fin da ora, sull’attivazione di una felice partnership, fra dieci anni il settore elettronico e quello dell’arredo potrebbero contendersi la stessa fetta di mercato”. In questo senso la giornalista propone felici esempi di attivazione. Il sistema di arredo riconfigurabile e trasformabile realizzato da Carlo Ratti per Vitra, un progetto dedicato alla smart home: “Odio la tecnologia come creazione di gadget – dice Ratti – mi interessa invece quando propone nuovi metodi di interazione uomo-macchina. L’architettura è sempre stata per l’uomo una sorta di ‘terza pelle’, dopo quella biologica e gli abiti che indossiamo. Ma fino a oggi è stata soprattutto rigida, quasi un corsetto”. L’azienda padovana Lago ha presentato una piattaforma che connette i suoi 20mila prodotti a catalogo grazie alla presenza di tag CNF. Il presidente dell’azienda veneta, Daniele Lago, approfondisce le applicazioni nei banchi scolastici che permettono di scaricare testi delle lezioni o i compiti da fare. Per Lago “il design può aiutare, non tanto per dare forma alla tecnologia ma per attivare una vitalità intelligente degli spazi vuoti”. Ancora casa Jasmina a Torino di Massimo Banzi (co-fondatore di Arduino) e di Bruce Sterling (scrittore di fantascienza) è un appartamento con arredi e pareti dalle interfacce open source, uno spazio plasmabile da chi lo abita.

Nel contributo di Valentina Ciuffi, sempre sullo stesso numero di D Casa, edito in vista del Salone del Mobile 2016, si legge invece che l’abitazione del futuro sarà trasformata dal mercato e in virtù delle forme di nomadismo che caratterizzano l’individuo contemporaneo. Joseph Grima evidenzia un sentimento post-domestico rifacendosi agli alti prezzi delle abitazioni nelle principali città del mondo e al successo che stanno avendo oggi piattaforme come Aribnb. Come scrive la Ciuffi gli spazi della casa verranno a confondersi così come le sue funzioni standard e queste si adatteranno alle esigenze degli abitanti delle città. È quanto succede alle case galleggianti per studenti del danese Bjarke Ingels che saranno presentate alla prossima Biennale. “Se la terra costa troppo per i cervelli che abiteranno il nostro futuro – spiega Ingels – tanto vale creare spazio per loro sulle acque, per principio gratis e soggette a passaggi burocratici molto più agili”. Problema affrontato anche da Jerszy Seymour, del Sandberg Instituut di Amsterdam, che ha proposto prima pratiche di occupazione e poi di antisquat per sopperire alla mancanza di alloggi degli studenti prendendo “dimora per quasi due anni in uno spazio industriale abbandonato, trasformandolo – si legge – in un luogo per la formazione, ma anche nella casa di molti studenti che non potevano permettersi l’affitto”. Progetto simile a quanto sperimentato a Milano, per la Settimana del Mobile 2016, negli spazi della palazzina occupata da Macao: “un esperimento abitativo ed espositivo – spiega la Ciuffi – un hotel vero e proprio, ideato da Carole Cicciu, con innumerevoli eventi”.

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