05-11-2021 Maria Giulia Pozzi 5 minuti

Spazio, città-comunità e ambiente, ecco i driver della scuola post-pandemia

Focus della Fondazione Golinelli. Il punto con l’architetto Mario Cucinella

I Rup devono avere gli strumenti per strutturare un bando che abbia dentro i semi per fare una buona scuola
Mario Cucinella

La scuola e il suo futuro post-pandemia. Questo il tema di un confronto interdisciplinare proposto dalla Fondazione Golinelli, dopo aver aperto un dialogo (e firmato un protocollo) con il Ministero dell’Istruzione. Argomento che ha generato domande e interrogativi per porre basi solide (e condivise) per puntare ad un'istituzione scolastica centrale e basilare nella nostra società per lo sviluppo dei cittadini di domani. Un appuntamento che fa seguito alla conferenza stampa di un mese fa dove il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi aveva presentato i contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza indicando 17,59 miliardi di investimenti per l’istruzione. «Bandi per 5 miliardi a partire da novembre che rappresenteranno un punto fondamentale per sostenere la ripartenza del Paese. L’istruzione è al centro del futuro del Paese: è il segnale che stiamo dando all’Italia. Il nostro percorso ha due componenti essenziali: riforme e investimenti» aveva dichiarato il ministro.

Porosità. Questo il filo conduttore del convegno di studi organizzato nella sede della Fondazione Golinelli, evidenziato anche dall’ingegner Stefano Versari, capo dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del Ministero dell'Istruzione, che ha dichiarato come questa immagine sia «un termine simbolico che lega l'idea che abbiamo di scuola aperta, scuola all'aperto con quella di fare scuola, e quindi di socialità e comunità ritrovata attraverso una molteplicità di azioni. Non sono necessari grandi interventi per fare questo – ha commentato Versari – ma richiede un intervento responsabile da parte dei docenti e di tutti coloro che fanno scuola».


Il concetto di porosità ritorna anche nell’idea di fare scuola secondo Walter Benjamin, dove costruzione e azione si traducono in progetti di architettura dove lo spazio è vitale, capace di ospitare nuove e impreviste circostanze.


Un altro concetto ripreso a più voci dagli addetti ai lavori del Ministero dell'Istruzione, ma anche dagli architetti presenti al convegno è stato riassunto dalle parole del fondatore della Fondazione Marino Golinelli: «il futuro è nelle nostre mani, questo è un momento di consapevolezza che deve partire dal basso. Dobbiamo guardare al futuro per il bene di una società migliore, non dobbiamo avere paura, ognuno deve dare il proprio contributo, siamo noi che costruiamo il nostro futuro». 

Su questa linea anche Andrea Zanotti, Presidente della stessa Fondazione, il quale ha ribadito che la scuola è stata messa al centro del dibattito durante la pandemia perché ci si è resi conto che non funziona. La scuola non è solo un luogo dove bisogna andare, ma è un luogo d'incontro, di socialità, di scambio, di confronto ed è per questo che la parola d'ordine della Fondazione Golinelli è "l'intelligenza di esserci". Zanotti ha sottolineato che «il processo di formazione è basato oggi sulla trasmissione di saperi che passano attraverso un rapporto e un luogo, in questo le tecnologie devono essere ampliate e devono creare un grado di coinvolgimento che oggi non c'è ed è per questo che l'esperimento della didattica a distanza, da questo punto di vista, non si può definire riuscito». 

La schiacciante verità che ci ha mostrato la pandemia è che la casa non può coincidere con il luogo dove imparare o dove lavorare.

Fonte: Stalford University, Clever ClassroomsUn concetto espresso dall'architetto Mario Cucinella che ha aggiunto che sono gli spazi che influenzano i nostri comportamenti e il nostro apprendimento. In quest'ottica bisogna riorganizzare il lavoro per progettare le scuole dalle basi, bisogna dare in mano una mappa di indicatori a coloro che organizzano i bandi per la costruzione delle scuole. «I Rup devono avere gli strumenti per strutturare un bando che abbia dentro i semi per fare una buona scuola» ha aggiunto il founder di MC A.

Per molto tempo l'Italia ha avuto molti progetti, ma pochi soldi, ha continuato l'architetto – adesso abbiamo 200 miliardi e rischiamo di non sapere cosa fare, bisogna utilizzare questo tempo per costruire insieme una struttura e dei documenti, capaci di essere una mappa per la scuola del domani.


Questo Pnrr dovrebbe darci la possibilità di aprire una nuova stagione sulla cultura dell'architettura, una "bella architettura" si augura Mario Cucinella.


I tre elementi fondamentali della scuola delineati dall’architetto bolognese sono lo spazio, la città intesa come comunità e l'ambiente. E il loro rapporto richiama ancora al concetto di “porosità”: basti pensare che in molte scuole la biblioteca scolastica è anche la biblioteca del Paese. Ecco perché la scuola è una realtà dinamica che deve seguire e mutare insieme alla società, con la quale deve trovare un dialogo.

Come? La sfida è aperta, dipende dalle regole, dalle tipologie di gare (dove il progetto non viene svilito in competizioni dove l’offerta economica è il discrimine), dal brief delle Pa, dalla creatività dei progettisti che devono poter tenere insieme norme (spesso non aggiornate) e sperimentazione (come richiesto dai nuovi comportamenti e dalle esigenze formative, educative e pedagogiche).

In copertina: i nuovi tipi di spazi. Immagine tratta dal libro "Architettura dell'Educazione. Strumenti Progettuali" di Mario Cucinella Architects

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Maria Giulia Pozzi
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