27-05-2016 Paola Pierotti 4 minuti

Taking Care. Da Torino a Palermo, da Gerusalemme a Saragozza: 20 architetture minori che fanno scuola

Cos’è e come si costruisce il Bene Comune. Lezione aperta al padiglione di Tam Associati

 "L’architettura deve essere attenta ai processi, deve saper generare risorse, deve essere collettiva e replicabile"

Tam Associati

Le periferie italiane, i valori dell’associazionismo, lo sviluppo dei beni comuni. Questi i tre temi affrontati nel padiglione Italia della 15 Mostra Internazionale di Architettura di Venezia, curato da Tam Associati. “Taking care è il titolo della mostra che declina il messaggio Reporting from the Front – spiegano i curatori italiani –  e propone un'architettura di contrasto nelle aree di marginalità e degrado del nostro Paese”. Attraverso una selezione di progetti realizzati da architetti italiani (in Italia e nel mondo) Tam racconta “come lo sviluppo di una cultura dei beni comuni possa generare risposte intelligenti e innovative ai bisogni delle comunità”. Il messaggio di Tam è esplicito: l’architettura deve essere attenta ai processi, deve saper generare risorse, deve essere collettiva e (addirittura) replicabile.

“Le energie creative di giovani progettisti unite alla vitalità del mondo dell’associazionismo – ha dichiarato il ministro Dario Franceschini – possono individuare percorsi utili alla necessità di offrire città migliori, dove donne e uomini siano in grado 
di sviluppare reti di relazioni, economie locali e modi di appartenenza innovativi”.

Pensare, Incontrare e Agire. Queste tre azioni sintetizzano le riflessioni condotte con esperti di varie discipline sul rapporto tra spazio, cultura e beni comuni, e includono una galleria di esempi. Tam Associati porta in mostra infatti una ventina di opere realizzate, progetti a varie scale, con budget anche limitati, spesso opere prime. Architettura ordinaria o minore, da diffondere a macchia d'olio, secondo la visione dei curatori.

I progetti sono stati analizzati in base ai criteri proposti da Global Goals (25 settembre 2015). “Per ciascun progetto – spiegano i curatori – sono stati attribuiti uno o più obiettivi (ben enunciati con uno schema grafico didascalico): sconfiggere la povertà, sconfiggere la fame nel mondo, buona salute, istruzione di qualità, parità di genere, acqua pulita e servizi igienico-sanitari, energia rinnovabile, buona occupazione e crescita economica, innovazione e infrastrutture, riduzione delle disuguaglianze, città e comunità sostenibili, consumo responsabile, lotta contro il cambiamento climatico, flora e fauna acquatica, flora e fauna terrestre, pace e giustizia, partnership per gli obiettivi”. Dove si incontra quindi il bene comune? A Casal di Principe, a Caserta dove Dianarchitecture+ Rs Architettura ha realizzato un museo e spazio culturale, in Messico a Saltillo dove è stato realizzato Elnodo Estacion Creativa, un centro culturale indipendente, "potenzialmente replicabile" ribadiscono i curatori. Ancora, a Torino dove Comoglio Architetti ha realizzato un arsenale di pace, un centro polifunzionale per il servizio missionario giovani. Sono tra i selezionati nel padiglione anche Ifdesign con il progetto per il centro civico Noivoiloro realizzato a Erba in provincia di Como, 999Contemporary con l’Ater di Roma per un progetto pubblico nel quartiere di Tor Marancia a Roma, Mirko Franzoso Architetto con la nuova casa sociale di Cles in Trentino, e ancora Laps Architecture e Castelli Studio sono stati scelti per il progetto della Farm Cultural Park di Favara ad Agrigento. Tra gli altri progetti in mostra c'è il progetto di recupero collettivo del Teatro sociale Gualtieri realizzato a Reggio Emilia ad opera dell’associazione Teatro Sociale Gualtieri, lo skatepark pubblico promosso a Milano nel quartiere Gratosoglio e ancora gli interventi temporanei in lotti abbandonati realizzati a Saragozza da Gravalosdimonte Arquitectos.

Da Torino a Palermo, dal parco urbano di Latz+Partner Studio Pession Associato alla riqualificazione del lungomare di Balestrate con Am3 Architetti Associati. Da Gerusalemme con la scuola per ragazze nel campo profughi di Shufat, al centro di formazione professionale SSIC a Gordola progettato da Durish+Nolli Architetti. Dalla serra per coltivazioni realizzata a Pisa da Antonio Girardi e Cristiana Favretto + Pnat al parco agricolo multifunzionale in provincia di Lecce realizzato da un pool guidato da Metamor. Dall’opificio Golinelli di Diverserighestudio a Bologna, al tecnopolo di Reggio Emilia progettato da Andrea Oliva Architetto. Dal recente progetto Base Milano di Onsitestudio al complesso direzionale e campus H Farm e H Campus realizzato a Roncade in provincia di Treviso da Zanon Architetti Associati. Questi i 20 progetti scelti, un’architettura minore che il padiglione Italia segnala per la capacità di valorizzare il contesto anche con risorse minime e per le ricadute sulla qualità della vita delle persone.

Taking Care è molto di più di una sperimentazione teorica – ha precisato Federica Galloni, commissario del Padiglione Italia, Direttore Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane – è un invito all’azione, un metodo di intervento. Sono previsti anche cinque dispositivi mobili, affidati ad altrettante associazioni impegnate, a vario titolo, nel contrasto dei fenomeni di marginalità – AIB (Associazione Italiana Biblioteche), Emergency, Legambiente, Libera, UISP (Unione Italiana Sport Per tutti) – che si muoveranno su tutto il territorio nazionale coinvolgendo i cittadini nei luoghi stessi in cui abitano. L’investimento è quindi sullo spazio pubblico, uno spazio che educhi e che unisca”. Concreti strumenti di tutela e riscatto sociale.  I dispositivi mobili saranno realizzati nei prossimi mesi con il supporto di sponsor privati e con una campagna di crowdfunding civico (Taking Care – periferie in azione,
 la prima in Italia dedicata alle periferie: www.periferieinazione.it).

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Paola Pierotti
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