Tall buildings, l’importanza di valorizzare lo spazio pubblico

30-06-2023 Francesca Fradelloni 4 minuti

Per l’evento organizzato da Guamari le architetture che raccontano lo skyline della nuova Milano

Mentre il Comune di Milano aggiorna il suo Piano di governo del territorio (Pgt) puntando sulla rigenerazione dell’esistente e sulla limitazione delle torri, alla Triennale di Milano si è svolta la dodicesima edizione del convegno internazionale “Tall buildings”, organizzato da Guamari.

La domanda è: quanto ha senso costruire in verticale in una città come Milano? La risposta non c’è, ma durante gli interventi di architetti e attori della filiera, il minimo comun denominatore è stato la valorizzazione dello spazio pubblico.

Un approccio cauto sulle “altezze” senza dimenticare l’ottimizzazione del rapporto con il suolo, l’integrazione con la mobilità e la valutazione degli impatti come supporto al progetto. Un argomento divisivo, da sempre. Una riflessione critica su come i nuovi grattacieli del capoluogo lombardo non siano espressione di un’identità locale, quanto piuttosto di capitali d’impresa globali e di una committenza spersonalizzata, anonima e corporativa, era il tema della pubblicazione di “Milano Verticale”. Pubblicazione uscita qualche anno fa e presente nella collana degli itinerari di architettura della Fondazione dell’Ordine degli architetti della provincia di Milano.


Da One Works a Coima fino a CityLife e Acpv Architects per passare da Park Associati, Asti Architetti e Best, oggi la città di Milano ha il suo skyline.


Gli obiettivi sono chiari a tutti: raggiungere con un segno di modernità e sostenibilità una parte degli investitori attratti dal fascino del futuro e dal business del real estate. Residenziali, centri direzionali, studentati, l’elenco è lungo e tutti svettano verso il cielo. Quale mobilità per la verticalità urbana, si chiede Giulio De Carli di One Works. «Perché le due scale del tempo, quella del progetto e quella della pianificazione di quelle linee e infrastrutture, sono un elemento cruciale per sostenere la concentrazione e la densità con vantaggi per i servizi e le relazioni umane, con un accenno anche al sistema delle smart city».

Un’attenzione speciale alla flessibilità progettuale e a regole costruttive più stringenti per affrontare anche il tema della rigenerazione urbana e l’altezza, è il diktat che ha fatto leva sul già citatissimo progetto di Porta Romana. Mentre la sfida di CityWave e il completamento urbano di CityLife sono stati al centro dell’intervento di Paolo Micucci, ad di CityLife.

«Proseguono i lavori per lo “sdraiato”, il quarto grattacielo di Citylife, con il porticato sospeso di 140 metri», ricorda Micucci. «Sotto il portico della nuova quinta del quartiere CityWave progettata dallo studio di architettura Big, ci saranno spazi di lavoro, negozi, ristoranti, due corti private ed un rooftop bar con piscina. Altezze e sostenibilità vanno di pari passo. Il rivestimento in pannelli fotovoltaici della struttura costituirà il parco fv più grande di Milano e uno dei più grandi parchi fv urbani in Italia, con una superficie di circa 11mila metri quadrati di pannelli, in grado di fornire una produzione di energia stimata in 1.200 MWh l’anno», aggiunge l’ad.

Si chiama Faro, invece, la suggestiva Torre A2A, cilindrica, a pianta circolare, rastremata, alta 144 metri, destinata ad accogliere 1.500 persone: spazi aperti, vasta zona verde a uso dei cittadini, il progetto dello Studio Acpv per un edifico pubblico pensato da fabbricato preesistente con apertura nel 2024. Si trova all’interno della considerevole riqualificazione dello Scalo di Porta Romana, accanto al futuro villaggio olimpico, alle sue piante e piste ciclabili, vicino al distretto Symbiosis e Fondazione Prada.

«Nelle nostre città “alte”, al contrario di quelle asiatiche e americane, la vivibilità ha una scala umana di prossimità. È di recente che abbiamo imparato l’infill delle città, come progettarlo e come renderlo “umano” perché non vuol dire che la città verticale non sia densa», racconta Patricia Viel, ad dello studio con commesse in tutto il mondo. Anche per Palazzo Sistema di Park Associati il linguaggio riguarda il dialogo con il quartiere, con il sistema città. L’altezza che guarda giù. «Questo progetto è l’occasione per creare un nuovo luogo di lavoro per Regione Lombardia e attivare un processo di rigenerazione urbana che coinvolge gli spazi circostanti e i cittadini. Il verde è protagonista grazie al grande parco pubblico che diventa elemento di ricucitura urbana, valorizzando il rapporto con la città giardino su via Taramelli. Progettato secondo i principi del dry garden, il giardino è autosufficiente e richiederà bassa manutenzione», spiega Filippo Pagliani. Per Stefano Belingardi dello studio Best al centro del progetto Thetris, nuovo grattacielo della Barona, c’è il meccanismo dei piani che si modulano con diverse altezze. La torre di poco più di 100 metri d’altezza suddivisa in tre edifici, infatti, il primo di 8 piani, il secondo di 6 e il terzo di 4, per un totale di 25 piani. Ogni modulo, però, arretra rispetto a quello successivo, partendo dal basso, creando delle aperture che consentono di guardare attraverso il grattacielo e tre terrazze verdi con piante e arbusti.

Progetti e visioni, in una carrellata che si fa riflessione sulla città alta come dispositivo urbano, alla luce dell’emergenza ambientale, dell’attenzione alla qualità dell’architettura e della ricerca di un diverso rapporto fra il contesto naturale e quello costruito.

«Non c’è dubbio sul fatto che l’incertezza geopolitica e il perdurare della guerra in Ucraina – dice Regina De Albertis, presidente di Assimpredil Ance, l’associazione delle Imprese edili e complementari delle provincie di Milano, Lodi, Monza e Brianza – abbiano accresciuto le difficoltà nelle catene di fornitura della filiera delle costruzioni, che sappiamo essere interconnessa con oltre l’80 per cento di tutti i settori produttivi, ma il real estate rimane comunque il volano della nostra economia».

In copertina: Thetris, Stefano Belingardi Clusoni

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Francesca Fradelloni
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