19-04-2014 Paola Pierotti 1 minuti

XCoop: “Scavando tra le banalità del web si scoprono i progetti migliori e le discussioni più entusiasmanti”

Intervista a Cristina Cassandra Murphy e Andrea Bertassi, italiani all’estero, architetti, soci dello studio XCoop con base a Rotterdam.

"La comunicazione è diventata l’unico strumento per la grande parte degli studi di formazione più recente, per acquisire nuovi progetti, e quindi di sopravvivere"

XCoop

Cosa vogliono leggere gli architetti? Cosa gli architetti vogliono far sapere a potenziali clienti?
In genere gli architetti chiedono di concentrarsi nel riportare i temi più attuali della professione e di dedicare meno attenzione a ciò che in ogni caso fa più notizia.
La comunicazione in architettura dovrebbe essere prima di tutto funzionale ad uno sviluppo critico dei lettori, che informandosi apprendono e migliorano il proprio lavoro.
Oggi la comunicazione ha un ruolo delicato e fondamentale, strumentalizzabile come è.
Ai potenziali clienti gli architetti in genere vogliono far sapere l'unicità del proprio lavoro: la comunicazione è diventata l'unico strumento per la grande parte degli studi di formazione più recente, per acquisire nuovi progetti, e quindi di sopravvivere.

Lo stato di salute della comunicazione/editoria di settore in Italia? La tua rivista/giornale preferito?
Da un lato, il proliferare di nuovi e vecchi blogs dedicati, ha portato una ventata d'aria fresca all'ambiente poco dinamico della carta stampata di settore. Esiste ancora (e in parte si è trasferito sul web) un ambiente elitario per cui è difficile selezionare intelligentemente cosa leggere.
Nel mainstream molte cose sono scontate ed elitarie. Grazie al web, vi sono invece molte discussioni 'minori' che vale la pena leggere e a cui partecipare.
Dalle riviste 'preferite' escludiamo la carta stampata specializzata. Si trovano spesso articoli interessanti nelle rubriche dedicate di quotidiani e settimanali. Ma è scavando nella massa immane di banalità del web (social media inclusi) che si scoprono i progetti migliori e le discussioni più entusiasmanti.

Cosa non va nella comunicazione di architettura/ingegneria/design oggi?
Forse il problema è che, essendo la disciplina in una fase di forte cambiamento, diventa difficile per chi fa informazione definire una linea editoriale univoca. E spesso ci si allinea ad un pop superficiale, che celebra i personaggi invece che proporre vera critica delle opere.
Un'idea potrebbe essere di rilanciare una rivista curata di volta in volta da personalità diverse, non necessariamente progettisti, con il denominatore comune del 'costruito'.

 

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Paola Pierotti
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