17-06-2022 Paola Pierotti | Claudia Rubino 3 minuti

Lorenzoni: è tempo di una legge sull’edilizia scolastica

Al via i concorsi per le scuole innovative. Ma la qualità non si può fermare a 200 immobili-modello

Entro la fine del mese di giugno saranno pubblicati sulla piattaforma del Consiglio Nazionale degli architetti i bandi del Ministero dell’Istruzione per 216 scuole previsti e finanziati con risorse del Pnrr. Ma cosa vuol dire costruire un edificio scolastico attraverso l’innovazione? Al Far, festival dell’architettura di Roma, è intervenuto sul tema della scuola l’architetto Massimo Alvisi precisando che «bello non è solo bello, non dipende dal disegno né da che materiali si utilizzano. Il bello è il giusto».

Alvisi ha portato il suo contributo «sul senso della bellezza di un’architettura e in questo contesto, parlando di scuola – ha precisato che – sta nella capacità di interagire con il territorio e il tessuto circostante, al di là della dimensione scolastica e didattica».

La scuola come edificio pubblico, motivo per cui dovrebbe essere uno spazio aperto e condiviso, non solo un luogo con delle destinazioni e con specifiche funzioni, ma con spazi vissuti durante tutta la giornata e l’anno. La scuola come spazio di comunità: «una scuola vissuta di più – aggiunge – avrà controllo e gestione più efficaci». Alvisi parla di una scuola “leggibile”, dentro e fuori, in modo tale che bambini e ragazzi comprendano come è fatta la scuola e la scuola stessa sia elemento di educazione.

Franco Lorenzoni, fondatore della Casa-Laboratorio di Cenci, anche lui coinvolto dal team del ministro Patrizio Bianchi nel comitato tecnico di via Trastevere, riprende il tema delle linee guida (che di fatto sintetizzano il percorso avviato negli ultimi anni a partire dalla struttura di missione sulla scuola che si era insediata a Palazzo Chigi) dell’edilizia scolastica richiamando in prima battuta la«sofferenza degli adolescenti negli ultimi tre anni di pandemia«. «La prima immagine che mi piacerebbe ci fosse è di una scuola che è il contrario di una stanza chiusa. Questa deve essere uno spazio fruibile; già lungo la strada si dovrebbe percepire che ci si sta avvicinando, attraverso vere e proprie aree scolastiche – racconta nel suo immaginario – peraltro oggi previste anche del Codice della strada. Bisogna impegnarsi per costruire bellezza, per progettare luoghi ospitali e flessibili». La migliore scuola? Il contrario dell’alienazione.

Richiamando il regista Michelangelo Antonioni, Lorenzoni invita gli architetti a fare i registi, «a provare a pensare a cosa succede dentro quello che si costruisce, a quanta apertura si permette all’innovazione e alla flessibilità». Indispensabile per il maestro la collaborazione tra architetti e insegnanti, «per uno scambio di insegnamenti reciproci. Le terrazze – aggiunge – sono spazi importanti, luoghi dove guardare dall’alto la città, la scuola deve essere come una piazza».


La scuola è e deve essere un luogo aperto, in cui gli studenti si possano sentire vivi costruendo bellezza ma per fare questo è necessaria una legge sull'edilizia scolastica.


Con la leva del Pnrr la sfida sarà aperta per decine di scuole, ma Roma ad esempio è riuscita a candidarne una sola di scuola, come altri comuni da 30mila abitanti, sebbene la Giunta capitolina abbia approvato il progetto di fattibilità tecnico-economica per interventi di manutenzione straordinaria degli edifici scolastici di Roma Capitale per un importo complessivo pari a quasi 4,9 milioni di euro.

E per il resto? La diffusione della qualità, nei centri e nelle periferie, ha ancora tanta strada da fare. Lorenzoni crede sia il momento giusto: «i dieci punti possono essere la base per fare finalmente una legge sull’edilizia scolastica. Nel nostro Paese non si investe sulla ricerca della scuola, servono anni, ma bisogna muovere i primi passi. Le scuole belle costano, bisogna investire. La classe con la cattedra e i banchi allineati non è un’organizzazione ottimale dello spazio, i mobili – aggiunge il consulente del ministro – si chiamano così perché sono mobili, si devono poter spostare facilmente».

Un alleato triste di questa storia è la denatalità, anche se proprio grazie a questa, però, si recupererà spazio che si potrà utilizzare meglio e in modo più consapevole. Non secondario il tema della “manutenzione” perché la scuola sia uno spazio vivo, luogo di identità e di cui prendersene cura.

In copertina: cantiere Menoepiù a Grottaperfetta @AlvisiKirimoto

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Paola Pierotti
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