Napoli si rigenera, con l’urbanistica che parla di case, lavoro, energia e agricoltura

20-06-2025 Paola Pierotti 5 minuti

20-06-2025 Paola Pierotti 5 minuti

Napoli si rigenera, con l’urbanistica che parla di case, lavoro, energia e agricoltura

In dialogo con il sindaco Gaetano Manfredi e l’assessora Laura Lieto

Si è adottata un'idea di urbanistica processuale, non disegnata, per rispondere alle nuove istanze e superare i limiti dei piani regolatori generali degli anni '90
Laura Lieto

Tre anni di lavoro dell’amministrazione Gaetano Manfredi. A un anno dall’approvazione in Consiglio Comunale del documento di indirizzi per il nuovo Piano urbanistico comunale coordinato dalla vicesindaca e assessora all’Urbanistica Laura Lieto.

Da Napoli, un bilancio della Pubblica Amministrazione che mette a fuoco le nuove sfide dell’abitare, come l’aumento dei costi di costruzione e l’evoluzione della domanda legata all’affordable housing, la necessità di una pianificazione urbana flessibile e integrata, e l’importanza di partnership pubblico-pubblico e pubblico-privato per la rigenerazione urbana.

Dove lavoro (anche pensando agli interventi fatti per l’ex sedi Whirlpool e Hitachi), energia (con riferimento alla povertà energetica e al programma di zonizzazione energetica) e agricoltura urbana (Napoli dispone di 11mila ettari di suoli agricoli) sono driver complementari a quello dell’abitare.


«Le trasformazioni sociali ed economiche sono così veloci che dobbiamo essere in grado di coniugarle con strumenti pianificatori che sanno seguire i cambiamenti, senza essere travolti dagli stessi»


Gaetano Manfredi, sindaco della città di Napoli e presidente dell’Anci, racconta visione e metodo che, con la vicesindaca Laura Lieto, stanno perseguendo per «trovare un equilibrio tra quella che è una visione della città e la capacità di assecondare processi veloci e dirompenti, che hanno a che fare con l’economia, i bisogni dei cittadini, il cambiamento della sensibilità rispetto ad alcune priorità.

È tutto rapidissimo – racconta Manfredi – quindi l’idea che oggi noi siamo in grado, con uno strumento pianificatorio, di anticipare tutto quello che succederà nei prossimi 20 o 30 anni è pura utopia, sarebbe un semplice esercizio intellettuale, senza rapporto e connessione con chi abita realmente il territorio».

L’assessora Lieto spiega quale sia stata la rotta: «sì è adottata un’idea di urbanistica processuale, non un’urbanistica disegnata, per rispondere alle nuove istanze e superare i limiti dei piani regolatori generali degli anni ’90».

Tre i principi fondamentali:

  • una città giusta (affrontando il tema dei divari e delle disuguaglianze),
  • una città sostenibile (in linea con l’agenda europea della decarbonizzazione),
  • una città attrattiva (che favorisca una pluralità di pratiche economiche e opportunità occupazionali).

Nascono nuovi bisogni e il tema dell’abitare è un caso tipico. «Ha una connotazione molto più complessa rispetto a quella che era in passato. Non riguarda solo l’emergenza per la popolazione marginale, per i poveri o per chi ha un basso reddito come è stato fino alla fine del secolo scorso. Situazione che ha portato tra l’altro – racconta il sindaco – a realizzare grandi quartieri di edilizia economica popolare, provocando situazioni di segregazione sociale, che sono tra le principali sconfitte della visione urbanistica del Novecento».

E così, dall’emergenza si è passati alla casa accessibile, alle difficoltà di accesso dovute anche all’aumento del valore immobiliare e del costo di costruzione, oltre alla riduzione del potere d’acquisto dei salari. Per trovare delle soluzioni «servono strumenti nuovi, perché non bastano le risorse pubbliche, serve la mobilitazione di risorse private, ha ribadito il sindaco.

«Per decenni – incalza l’assessore regionale Bruno Discepolo – si è evitato di affrontare il problema della carenza di abitazioni, di offrire una risposta a questo fabbisogno che nel frattempo mutava nelle sue forme, o certamente cresceva a livello quantitativo, provocando situazioni di sofferenza e disagio che si sta accentuando fino a generare situazioni di conflitto».

Discepolo interviene nel dibattito citando quanto le “nuove forme di abitare” richiedano di affrontare il tema in relazione all’economia turistica, ma soprattutto per il «soddisfacimento di bisogni elementari, a partire dal diritto alla casa». Ecco che la questione casa richiede riequilibrio, programmazione, inclusione. Discepolo ricorda che il piano regolatore di Napoli riconosceva un fabbisogno di 270mila stanze/vani, ma ne offriva solo 15mila, delegando la soluzione ai comuni limitrofi senza strumenti sovracomunali efficaci. E tra le conseguenze c’è la perdita del 25% della popolazione napoletana in circa trent’anni.

«A scanso di equivoci – spiega Discepolo – consumare suolo non è l’unica alternativa, servono politiche rigenerative. Siamo l’unica Regione che ha approvato nell’aprile scorso la riforma della legge di governo del territorio, tre giorni fa in giunta abbiamo approvato il nuovo regolamento con la proposta di attuazione della legge, con i suoi allegati tecnici, c’è il nuovo schema di regolamento urbanistico edilizio, ci sono tutte le componenti applicative e attuative necessarie oggi per pianificare».

Con le case, i servizi. A Napoli, come in gran parte delle città, l’ecosistema della popolazione oggi vede una prevalenza di anziani e di singoli, con necessità che richiedono risposte dal punto di vista pianificatorio completamente diverse rispetto al passato. Mancano i giovani, e «c’è il grande tema dei migranti, che devono essere integrati nella comunità – dice il sindaco – evitando che la ghettizzazione diventi un fattore di mancata inclusione». Scenario che richiede un cambio di approccio dal punto di vista del metodo.

Ed è l’assessora Lieto a spiegare che è stato effettuato un controllo approfondito delle attrezzature pubbliche previste dal piano regolatore del 2004, verificando quali siano state realizzate e quali no. «Napoli dispone di circa 140 ettari di proprietà pubblica extra rispetto alla dotazione minima richiesta dalla legge (decreto 1444/1968).

Dotazione di servizi che viene ora pensata – racconta l’assessora – in modo più granulare, per rispondere alle esigenze specifiche dei diversi quartieri e delle diverse popolazioni urbane (ad esempio housing e studentati popolari)».


Visione e approcci verticali, modificabili e anche rapidamente applicabili, per non rincorrere quello che sta succedendo


Manfredi parla della città con l’urgenza di programmare e pianificare lo spazio urbano inteso come “spazio sociale ed economico”. Ambiti che non possono restare indipendenti: per il sindaco «pianificazione fisica e programmazione economico-sociale devono camminare in parallelo», ascoltando cosa vogliono e desiderano i cittadini, rimettendo in equilibrio urbs e civitas, «considerando una visione multidimensionale».

«Oggi pianificare significa leggere la società e guidarne la trasformazione, con un approccio olistico e pragmatico, ma anche visionario, perché poi ci vuole il coraggio di avere una visione. Richiede un esercizio intellettuale e culturale di livello superiore rispetto a quello che abbiamo implementato in passato: serve maggior composizione dei saperi. Questa è la sfida – per Manfredi – e Napoli è un grande laboratorio».

Con il Pnrr, Napoli ha investito su iniziative chiave, in centro storico, come il Real Albergo dei Poveri piuttosto che per Scampia.

Napoli è una grande città sul Mediterraneo, è una città di mare, è una città del Sud. «In un momento in cui il tema della contaminazione rappresenta una leva fondamentale per gestire il cambiamento, Napoli ha un vantaggio importante» commenta il sindaco.

E Lieto ricorda che è in via di elaborazione un piano per la costa, quella che è ancora un’occasione mancata, che «si propone di realizzare una grande infrastruttura costiera che faciliti l’accesso pubblico al mare e che funzioni contemporaneamente come barriera contro gli effetti del cambiamento climatico, in particolare l’erosione e l’innalzamento del livello delle acque.

Mira inoltre a massimizzare le opportunità di fruizione pubblica del mare, sia dal punto di vista della balneazione che della visibilità e dell’accessibilità, integrando la città costiera come spazio urbano completo». All’orizzonte intanto già si intravede la 38esima America’s Cup.

In copertina: © Comune di Napoli

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Paola Pierotti
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