03-10-2023 Alessio Garofoli 2 minuti

“Metaverse architect”: un approccio umano per gestire il nuovo mondo virtuale

Il libro di Aaron Brancotti e Alessio Mazzolotti spiega la nuova dimensione del web, chiarendo che se sarà tecnocentrica fallirà

Non si fa che parlare del Metaverso, che furoreggia tra apocalittici e integrati. Anche se non pochi non hanno ancora ben capito cosa sia. E non è ancora nemmeno chiaro se si tratti di un’innovazione destinata a lasciare il segno o di un fenomeno passeggero. Ecco perché c’è chi prova a portare avanti un’analisi il più possibile obiettiva con la consapevolezza che, come accade a tutte le novità, sarà il tempo a sancirne o la fortuna, o meno.

Ma, appunto, bisogna iniziare dal comprendere cosa sia davvero. E non è così semplice. Da qui partono Aaron Brancotti e Alessio Mazzolotti, autori del’appena uscito “#Metaverse Architect”, che collaborano dal 2007 e sono soci di Fishbone Creek e del gruppo Bad Idea. Brancotti è sviluppatore VR, coder di giochi arcade e redattore tecnico per la rivista Virtual. Ha realizzato sistemi ludici e soluzioni orientate alla riabilitazione neurofisiologica e alla creazione di videogiochi 3D non-violenti. Mazzolotti è scrittore e sceneggiatore, ha lavorato come autore e regista televisivo ed è la firma di importanti campagne pubblicitarie. Si occupa di UX e di contenuti digitali evoluti. Dunque, il Metaverso.

Gli autori notano che non ce n’è soltanto uno, ma molti, «con abbastanza dignità da poter essere definiti tali, sebbene frammentati e con la “m” minuscola», specificando da subito – nel riportare le parole di Matthew Ball, cui si deve quella che sino ad oggi è la più accreditata definizione del termine –  che «molto comunemente il Metaverso è mal descritto come realtà virtuale. In realtà, la VR è solo uno dei modi per esperire il Metaverso. Dire che la VR è il Metaverso è come dire che Internet per i dispositivi mobili è una app. È da notare, inoltre, che centinaia di milioni [di utenti] già fruiscono giornalmente di mondi virtuali (e ci passano decine di miliardi di ore al mese) senza alcun device VR/AR/MR/XR. Come corollario a quanto detto, i caschi VR non sono il Metaverso più di quanto gli smartphone siano l’Internet mobile». Precisazione utile e piuttosto comprensibile.

Ciò detto, e dopo aver aggiunto che un eventuale fallimento del Metaverso (come sostanzialmente è stato per Meta nel 2022) sarebbe causato da un approccio «tecnocentrico e totalmente privo di spessore analitico sul fronte contenutistico e umano», gli autori delineano la figura del metaverse architect definendo, come recita il sottotitolo del libro, lo “Skillset per costruire altri mondi”.


Il nuovo titolo esce nella collana Professioni digitali e vuole offrire una lettura originale del fenomeno, tratteggiando le competenze necessarie per esserne protagonisti.


Alle indispensabili basi tecniche di conoscenza il metaverse architect dovrà accompagnare le competenze dello Human centered design: «Sarà sempre l’uomo, e l’uomo soltanto – scrivono Brancotti e Mazzolotti – a decretare il successo o il fallimento di qualsiasi innovazione». Un approccio antropocentrico nel momento in cui molti temono che l’espansione dell’artificiale finirà per mettere all’angolo gli esseri umani.

In copertina: ©Wikimedia

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Alessio Garofoli
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