22-09-2023 Luigi Rucco 4 minuti

Più di 2mila alloggi per lavoratori entro il 2024. Caro-affitti, la “cura” Milano

Gli assessori Maran e Cappello presentano l’avviso pubblico per provare a superare le criticità degli ultimi anni

Milano e il caro affitti. Una crisi che da anni sta coinvolgendo fasce sempre più ampie di popolazione della città, andando a coinvolgere i lavoratori che oggi ritengono economicamente non sostenibile vivere sotto la Madonnina. Da qui l’obiettivo di avviare una nuova progettualità che consenta di puntare al target zero sfitti nelle case comunali offrendo occasioni abitative convenienti a cittadini che, pur avendo condizioni lavorative solide, fanno fatica a trovare soluzioni sul mercato libero data la sproporzione tra stipendi e costo degli affitti. È questa la finalità dell’avviso pubblico “Casa ai Lavoratori”, presentato a Palazzo Marino dall’assessore alla Casa Pierfrancesco Maran e Alessia Cappello, assessora alle politiche del lavoro e sviluppo economico del Comune di Milano. Il progetto parte da 300 appartamenti popolari sfitti di proprietà comunale, attualmente vuoti e da ristrutturare, individuati e messi a disposizione. L’obiettivo è quello di offrire casa ai lavoratori in stato di difficoltà nel pagamento di un canone di libero mercato, creando partnership con i datori di lavoro, in particolare allo scopo di ammortizzare l’investimento iniziale a loro carico per la ristrutturazione e l’arredo degli alloggi.


Nel 2024 il progetto vuole e includere altri 2mila alloggi, contribuendo ad azzerare il numero di case popolari sfitte a Milano creando una mixité nel sistema di case pubbliche.


«Un progetto con una rilevanza significativa, che va al di là del numero degli appartamenti di questa prima fase, che serve per fissare un modello in cui possiamo ampliare l’offerta ad altri appartamenti pubblici, che ci porti verso al mercato privato. Questa iniziativa rientra a pieno titolo nelle strategie per il patto per il lavoro alla quale l’assessore Cappello ha contribuito in prima persona. Il progetto non si limita al welfare aziendale, ma si vuole estendere a tutti i lavoratori con difficoltà nella ricerca di un alloggio», ha dichiarato Maran.

La gestione del patrimonio pubblico di case a Milano è estremamente critica. Il Comune possiede 28mila appartamenti, di cui 6mila sono sfitti (il 20%). Questa ovviamente non è una scelta ma è un problema di natura economica, visto che questi appartamenti dovrebbero essere ristrutturati prima di tornare sul mercato. Servirebbe un investimento di 180 milioni che si somma alle eventuali spese per ristrutturare i 700 appartamenti che ogni anno vengono lasciati dagli inquilini.

Il Comune spende mediamente 20 milioni l’anno, a fronte di 17 milioni di entrate dagli inquilini, non riuscendo così ad andare oltre al mantenimento del turnover ordinario. Da qui l’idea di estendere la sfera di azione del progetto, in cui altri soggetti esterni aiutano a riempire questo vuoto estendendo il diritto alla casa. Cittadini che in condizioni di mercato diverse non avrebbero problemi, ma che oggi con il rincaro dei prezzi fanno fatica a vivere a Milano. Un progetto che punta a zero case sfitte nel pubblico.

La conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa

Il modello di gestione prevede che l’ente selezionato esegua i lavori di ristrutturazione oppure funga da garante del prestito al dipendente per il riatto dell’immobile che sarà poi parzialmente scomputato dal canone di locazione, stabilito in 72 euro/mq anno, con un contratto dalla durata massima di 12 anni. I soggetti proponenti dovranno presentare un progetto di welfare aziendale complessivo dimostrando la sostenibilità economica per tutta la durata della locazione, con indicazione dei costi previsti per il recupero delle unità immobiliari. Gli alloggi a disposizione, bilocali e trilocali, si trovano negli otto municipi esterni. Gli assegnatari non potranno avere immobili di proprietà in Lombardia e dovranno trasferire la residenza nel nuovo alloggio entro dieci giorni dalla data di fine lavori. Tra i criteri di selezione sarà data priorità ai dipendenti con meno di 35 anni di età, la presenza di figli minori a carico nel nucleo familiare e la presenza di disabilità da parte di un componente del nucleo familiare.

«La prima cosa che ho avuto l’opportunità di fare, una volta ottenuta la delega al lavoro, è stata quella di incontrare le persone: il mondo dei sindacati, delle associazioni di categoria, del terzo settore, delle imprese e della formazione. Lo scopo era quello di far sì che Milano, considerata la città del lavoro e delle opportunità che sa accogliere e dare una chance a tutti, inizi a diventare un modello di buon lavoro.  Ogni volta che ci sedevamo per capire cosa realmente servisse, il tema della casa era il primo ad essere messo sul tavolo, coinvolgendo studenti e giovani lavoratori.

Tra le 70 azioni inserite nel patto per il lavoro di Milano, abbiamo subito pensato al welfare abitativo, che ha l’obiettivo di cercare di lavorare in modo congiunto con l’assessorato alla casa per delle proposte che mettessero a disposizione delle case per giovani lavoratori su cui la città si fonda quotidianamente, che purtroppo rischia di essere escluso. Oggi presentiamo un progetto sperimentale, che auguriamo possa essere velocemente essere esteso con dei numeri che abbiano un impatto notevole e positivo sulla nostra città», ha affermato l’assessore Cappello.

In copertina: Milano, quartiere Chiesa Rossa ©wikimedia commons

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Luigi Rucco
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