24-04-2024 Alessio Garofoli 2 minuti

Una città della prossimità “materiale e culturale”. Come sta cambiando Porto

Trasporti, architettura, social housing: il racconto del vicesindaco del centro lusitano al convegno “Il futuro delle città”

Una città della prossimità intesa non solo in senso spaziale e temporale, ma anche sociale. È questo il senso dell’esperimento che la città portoghese di Porto, 240mila abitanti, sta conducendo da 23 anni, raccontato dal vicesindaco lusitano Pedro Baganha, intervenuto il 22 aprile a Verona all’evento “Il futuro delle città, organizzato dal Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc) con il Comune di Verona, nell’ambito del progetto Viviamo Verona. La riqualificazione urbana si va sviluppando a Porto un po’ con uno schema a cerchi concentrici. Tutto inizia nel 2001 quando, insieme a Rotterdam, è scelta come Capitale europea della cultura.

Un territorio urbano consolidato, spiega Baganha, ormai non più espandibile perché vecchio di secoli e già allargatosi nel XX secolo, va allora sottoposto a un intervento di retrofitting. Si parte del centro storico che viene diviso in quattro parti cambiandone la forma tramite diversi concorsi di architettura. Cosa che fa decollare, dal 2006-2008, la dimensione turistica della città, prima assente, che sfrutta gli spazi rigenerati. Arriva quindi il potenziamento del trasporto urbano specialmente in periferia, impreziosito da alcune stazioni che spiccano per creatività architettonica allo scopo di renderle delle icone della nuova Porto. E adesso, prosegue Baganha, sono in costruzione due nuove linee di bus rapidi nell’ottica di arrivare a una città della prossimità.

Nel frattempo, prendendo esempi all’estero (Parigi, Barcellona), si procede alle pedonalizzazioni al centro: solo alcune strade sono ritenute fondamentali per le auto, e non vengono toccate. Altre invece vengono dedicate ai pedoni perché possano passeggiare in tranquillità. Lo si fa, dice Baganha, con un approccio progressivo e tattico fatto di segnali e ostacoli posti nello spazio pubblico mano mano che i lavori vanno avanti. E la rigenerazione urbana, messa in atto nel 2001 al centro, si sposta alle zone periferiche: là dove esistono molte stradine un tempo agricole e da decenni degradate che vengono riqualificate.

Il social housing. La trasformazione continua anche sul versante sociale. Coesione, diversità, densità e riuso le parole d’ordine. Porto è un unicum in Portogallo perché, argomenta il vicesindaco, il 13% dei suoi cittadini vive in case pubbliche. Ma gran parte di questi alloggi fu edificato in quartieri ghetto. La sfida è dunque quella di integrare queste zone al tessuto urbano: una prima risposta dell’attuale amministrazione comunale sta nella costruzione di tre parchi pubblici che ne spezzino l’isolamento. Le risorse necessarie sono parecchie, per cui ci si avvale anche di partnership pubblico-privata.

Baganha espone a questo proposito il caso di un hotel in costruzione (che dovrebbe essere finito ad agosto) vicino a un sito storico della città, tra il quartiere del XX e quello del XVIII secolo, lungo una fermata della metro: in compensazione la città otterrà un parco. Ma si diceva dei quartieri ghetto. A Porto si chiamano, non a caso, Ilhas (isole) e risalgono all’800. Più volte si era tentato di liberarsene. Invano, rimarca Baganha. Perciò si è cambiata strategia: adesso vengono riqualificati cercando di utilizzarli come antidoto alla gentrificazione.


Se la città va resa più coesa, del resto, le carte vanno mischiate tanto a livello urbanistico quanto sul versante sociale.


È ciò che a Porto si sta attuando anche facendo sorgere nuove abitazioni per la classe media nei quartieri di case popolari. Ma anche con il costruire musei e centri culturali nella parte est della città, la più povera e degradata, dando nuova vita ad edifici in disuso. E questo perché, per Baganha, «la cultura è un’agenda urbana, e l’immateriale ne è uno strumento».

In copertina: ©Jose Barbosa

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessio Garofoli
Articoli Correlati
  • Città dei 15 minuti a Roma, tagliando a metà del viaggio

  • Il Demanio rilancia il federalismo culturale

  • L’architettura inclusiva trionfa al Mies 2024, premiati Gustav Düsing & Max Hacke

  • Anci e Cni insieme per la rigenerazione urbana