Reggiane, lo sviluppo economico (e urbano) basato sulla conoscenza

18-04-2025 Francesca Fradelloni 3 minuti

18-04-2025 Francesca Fradelloni 3 minuti

Reggiane, lo sviluppo economico (e urbano) basato sulla conoscenza

L’esperienza della Stu guidata da Torri in dialogo con la community di TEHA, dedicata alla rigenerazione urbana

Far parlare gli attori della trasformazione dei centri urbani è il tema dell’appuntamento della Community valore rigenerazione urbana, la piattaforma multistakeholder di analisi e discussione organizzata da TEHA Group (The European House – Ambrosetti).

Alla terza tappa del think thank (oltre al caso Napoli) presente Luca Torri, ceo della Società per la Trasformazione Urbana (Stu) Reggiane S.P.A., che ha raccontato il progetto per la trasformazione delle storiche Officine Meccaniche Reggiane in un polo dell’innovazione, al servizio delle imprese e della ricerca.

È il modello di sviluppo economico reggiano basato sulla economia della conoscenza. Qui pubblica amministrazione (il Comune di Reggio Emilia), aziende e ricerca interagiscono in modo organico ed efficace per potenziare i processi di innovazione, accrescere competitività e valore delle imprese nell’intera città.

Una storia antica che parte dal 1904 per diventare oggi un esempio di avanguardia nel rimodulare i processi di trasformazione e il rapporto tra spazio e sapere. Le Officine Meccaniche Reggiane erano la fabbrica più importante di Reggio Emilia e una delle più grandi d’Italia all’inizio del secolo scorso. Nel 1942, impiegavano 12mila persone in una città di 70mila abitanti. La fabbrica ha chiuso nel 2008, lasciando un’area di 260mila metri quadrati abbandonata.

Oggi, con questo nuovo look, il Tecnopolo partecipa alla rete ad alta tecnologia dell’Emilia-Romagna, connettendosi con il sistema regionale e i settori di eccellenza. Uno spazio rigenerato che riunisce università, centri di ricerca, imprese, associazioni, scuole di alta formazione e il Centro internazionale per l’infanzia Loris Malaguzzi. Tanti i numeri importanti: 125mila metri quadri di superficie urbanizzata, 30mila mq di uffici e laboratori, 10mila mq di verde pubblico, 4 laboratori di alta tecnologia, 700 ricercatori e professionisti, 1500 studenti e più di cento eventi all’anno.

«Si tratta di un intervento di rigenerazione urbana sistemico, con una forte connessione con la città e i quartieri. L’area di Reggiane Parco Innovazione si trova in una posizione altamente strategica per la connessione al trasporto ferroviario e la prossimità alla città. Uno dei fondamenti del progetto è la qualità degli spazi di relazione, che sono fortemente orientati alla vivibilità e alla mobilità sostenibile con l’introduzione di importanti aree verdi. La filosofia degli interventi si basa su un approccio identitario. Ogni capannone ha la sua fisionomia e caratteristica che rispecchia la memoria storica del luogo», spiega Torri.

Il progetto ha ricevuto riconoscimenti nazionali e internazionali per l’approccio architettonico: dal premio In/Architettura 2023 per la categoria “Rigenerazione” al premio “Fortune Italia” con PPAN (nell’ambito dell’iniziativa Architettura chi e come. Su thebrief l’intervista al sindaco) assegnato appunto al Comune di Reggio Emilia, inoltre il premio internazionale Dedalo Minosse e la Selezione Ance nazionale.

La Stu (70% Comune e 30% Iren) è la società che gestisce e ha promosso il modello del Parco Innovazione con un metodo innovativo. «Il progetto è iniziato nel 2016. La rigenerazione ha mantenuto la memoria storica degli immobili, combinando strutture antiche e moderne. Sono stati creati partenariati pubblico-privati per gestire l’acquisto e lo sviluppo dell’area. Il progetto ha ricevuto 18 milioni di euro di finanziamenti pubblici. Sono stati venduti spazi a privati per ottenere ulteriori fondi. La gestione finanziaria è stata complessa a causa delle normative e della necessità di mantenere l’equilibrio di bilancio. Il pubblico ha sempre mantenuto il ruolo di ideatore e promotore, orientando gli interventi e garantendo la dimensione sociale e ambientale e sostenendo l’investimento dello sviluppo immobiliare. Il privato ha contribuito alla strategia di rigenerazione e di innovazione con un approccio multidisciplinare e garantendo la compresenza di imprese, ricerca e no profit», specifica Torri. Riguardo alla promozione immobiliare la modalità principale è la vendita (75%), poi l’affitto (10%) e rent 2 buy (15%). «Le Officine meccaniche reggiane non sono state solo un motore economico e industriale per Reggio Emilia, intrecciando le proprie vicende con quelle di intere generazioni di reggiani. Come luogo di lavoro, innovazione e resistenza, hanno lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva, rappresentando un simbolo di appartenenza e identità per la città».

All’interno del parco presenti anche progetti di sostenibilità come la creazione della comunità energetica rinnovabile più grande della provincia, con due impianti per un totale di 1,4 megawatt, finanziata da Iren. «Un modo per promuovere il territorio, facilitare il processo di adeguamento delle esigenze di vivibilità contemporanee e di creazione di valore», conclude l’amministratore delegato. «Il sistema Italia funziona quando si fanno queste operazioni di condivisione di best practices e si uniscono le competenze mettendo a fattore comune i modelli. Ricordandoci sempre di pensare alla rigenerazione urbana come un’opera infrastrutturale necessaria», interviene a conclusione della riunione, Massimiliano Pulice, responsabile Competence Center Rigenerazione urbana e infrastrutture di Cdp.

In copertina: ©Tecnopolo, Andrea Oliva architetto

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Francesca Fradelloni
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