I digital twin della Capitale: molti e utili, ma serve coordinamento

19-06-2025 Mila Fiordalisi 4 minuti

19-06-2025 Mila Fiordalisi 4 minuti

I digital twin della Capitale: molti e utili, ma serve coordinamento

Per Misuriello, ad Esri Italia, anche a Milano si sta lavorando per la gestione dei dati dinamici

In Italia si sta assistendo a una proliferazione dei digital twin “urbani”. In realtà il termine è abusato: i veri digital twin, ossia le riproduzioni fedeli del territorio 3D con capacità di interazione e simulazione, sono meno rispetto agli annunci.

Molti di quelli che sono “sbandierati” come digital twin in realtà altro non sono che banche dati digitali, decisamente utili ma è bene precisare che l’hype spesso nasconde progetti di altro tipo.

Fatta questa doverosa premessa c’è un’altra questione da considerare: in molte città, ed è emblematico il caso di Roma, si conta all’attivo più di un digital twin e spesso le piattaforme in questione non solo non si “parlano” – ossia non sono interoperabili da un punto di vista informatico – ma non sono nemmeno accessibili da un unico punto di raccolta.

«I molti digital twin realizzati dalle varie articolazioni dell’amministrazione capitolina hanno sicuramente la necessità di essere ricondotti sotto una regia unica che risponda direttamente al Sindaco che – ricordo – ha mantenuto la delega all’Innovazione», spiega a thebrief Leandro Aglieri, presidente della Consulta Roma Smart City Lab che negli ultimi mesi, dopo l’elezione del Direttivo, ha visto un significativo ampliamento dei suoi membri qualificati provenienti da diversi settori. «Il ruolo di Consulta del sindaco e della Giunta del Roma Smart City Lab credo possa essere l’elemento di riferimento dal quale partire per una integrazione di tutte le iniziative di smart city e digital twins avviate da Roma Capitale», suggerisce Aglieri.


Dalla mobilità ai rifiuti, dal sottosuolo alle isole di calore passando per le aree verdi, i monumenti e persino il Grande raccordo anulare: i digital twin romani sono molti e molto utili


Per citare gli ultimi annunci il dipartimento Trasformazione digitale di Roma Capitale ha assegnato a un consorzio guidato da Almaviva, in qualità di mandataria, e composto da e-Geos (società di Agenzia Spaziale Italiana e Telespazio) del Gruppo Leonardo, Intellera Consulting, Geosystems e Tecninf, la gestione e innovazione di alcuni sistemi informativi tra cui GeoRoma. E al Mipim di Cannes, lo scorso marzo, il sindaco Roberto Gualtieri ha annunciato che nel 2026 Roma avrà un super digital twin che punta a trasformare la pianificazione urbana. Il progetto è portato avanti dall’assessorato all’Urbanistica in collaborazione con Esri Italia, Acca Software e Ama Spa e integra le le tecnologie openBim e Gis per l’analisi e la gestione di dati territoriali che riguardano mobilità, densità abitativa, servizi e interventi urbanistici.

Ma serve appunto un coordinamento affinché il lavoro fatto e quello che si sta facendo non si disperda nei meandri della rete. «C’è un proliferare di progetti di digital twin che in effetti potrebbe portare a confondere le idee. E per quel che riguarda l’interoperabilità e la tipologia di piattaforme emerge una situazione non uniforme: ci sono piattaforme decisamente più performanti e “integrate” e altre meno», spiega a thebrief l’amministratore delegato di Esri Italia, Emilio Misuriello, nell’evidenziare che «fortunatamente c’è competenza sulla collezione e raccolta dei dati che è la base più importante, e questa sì che deve essere necessariamente open e interoperabile e nonché idonea in futuro per applicazioni di intelligenza artificiale».

Non bisogna dunque farsi sfuggire di mano la situazione e sono sei, secondo Esri Italia, i livelli che fanno di un digital twin qualunque un digital twin al top: il dato deve essere 3D; il sistema deve saper gestire grandi moli di dati; bisogna integrare analisi Gis e Bim con la capacità di interrogare entrambi i dati; è necessario integrare i dati dinamici, legati al tempo, come quelli provenienti dai sensori IoT; servono azioni semiautomatiche ossia un meccanismo che consenta un intervento rapido dalle sale operative; determinante l’ausilio anche dell’intelligenza artificiale per effettuare simulazioni su situazioni future. Ma al momento si contano sulle dita di una mano i digital twin che possono vantare tutti e sei i fattori, al massimo siamo nell’ordine dei due o tre.

Se a Roma il cantiere digitale è un work in progress a Milano pare essere stata trovata una quadra. Il capoluogo lombardo è decisamente partito prima e per certi versi è difficile mettere a confronto le due realtà, non foss’altro per le dimensioni – incomparabili –delle due città nonché delle caratteristiche orografiche.

«Milano ha realizzato un modello 3D con supermesh, ha dati sovra-suolo e sottosuolo e sta lavorando per arrivare alla gestione dei dati dinamici. Conosce bene gli obiettivi, poi non sempre questi sono facilmente raggiungibili – spiega ancora Misuriello –. Roma si sta impegnando molto, sicuramente deve fare un salto sul modello 3D ma ne è conscia, le sue partecipate sicuramente nei propri ambiti stanno lavorando bene. E si sta lavorando anche a livello di regia».

Altre città importanti hanno sul tavolo il tema dell’integrazione delle piattaforme, fra cui Napoli e Palermo. Oltre ai comuni si muovono anche le Regioni e ciò comporterà inevitabilmente ulteriore complessità. «Hanno il compito di supportare i comuni più deboli o che hanno risorse limitate. Il percorso è in itinere», evidenzia l’ad di Esri Italia.

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Mila Fiordalisi
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