Oice: la rigenerazione urbana di valore e qualità si fonda sul progetto
Prima tappa a Milano per la presentazione di un’agenda con strumenti e strategie
La rigenerazione urbana, che fa leva sulla progettazione interdisciplinare e di qualità, è sinonimo di ricostruzione sociale e valorizzazione economica, trasforma senza consumare suolo, risponde in modo innovativo anche alle evoluzioni dei sistemi produttivi. Da questa consapevolezza parte il lavoro dell’Oice, l’associazione di categoria che rappresenta le organizzazioni italiane di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica, che a Milano nella prima tappa di un tour (con date previste a Napoli e Roma) si è interrogata su “Rigenerazione urbana, ipotesi o realtà?”, con l’occasione di presentare un quaderno che al suo interno conta un Atlante di buone pratiche e un’Agenda con chiavi di lettura e driver utili a interlocutori pubblici e privati. Una riflessione aperta da Patrizia Polenghi, coordinatrice del gruppo di lavoro Oice e progettista di Ceas, che ha sottolineato l’importanza di un dialogo costruttivo tra i professionisti del settore, istituzioni pubbliche e private, e cittadini.
Due volumi dove l’Oice, come organismo di rappresentanza del mondo della progettazione, ha analizzato alcuni progetti ritenuti di interesse per identificare strumenti e leve utili a promuovere e rendere fattibile i processi di rigenerazione urbana
Il progetto editoriale è stato coordinato da un gruppo di lavoro composto da architetti, ingegneri, urbanisti, amministrativisti, coordinatori territoriali Oice, project manager, designer ed esperti di comunicazione. Un lavoro corale proprio come deve essere quello di chi si appresta a dare il contributo nei processi di trasformazione di pezzi di città. «La complessità di oggi – ha dichiarato Giorgio Lupoi, presidente Oice – richiede multidisciplinarietà, con competenze ben amalgamate per restituire soluzioni proiettate alla progettazione integrata. Guardare a processi scollegati tra loro non porta a nessun cambiamento». Ripensare le leggi di governo del territorio vuol dire riuscire a ricostruire il Paese, «dove la demolizione, per fare un esempio, e non solo nell’ottica della sostituzione edilizia, dovrebbe poter essere valutata positivamente».
L’atlante racconta 12 progetti realizzati in diverse aree del territorio italiano, analizzandone contesto, recupero effettuato e contributo economico e sociale dell’operazione. Vengono inoltre messi in evidenza i fattori di successo e le criticità dei processi rigenerativi, come punto di partenza per il confronto tra i vari stakeholder e stimolo di sensibilizzazione su un tema fondamentale in termini sociali, economici e ambientali. Con attenzione ai dati e alla misurazione degli impatti e una visione ad ampio raggio. «Nel caso di grandi aree, delimitate territorialmente e trasformate attraverso programmi di pianificazione attuativa, si può parlare di rigenerazione urbana concreta. Spostandoci invece al piano delle ipotesi, noto un vuoto storico a livello territoriale e sovracomunale. Trasporti, accessibilità, ambiente, housing e nuova logistica sono temi che necessitano una visione di carattere metropolitano», commenta l’architetto Paolo Pomodoro.
La progettazione al centro dei processi di rigenerazione è il tema su cui Oice si batte, e per il quale si prefigge di poter incontrare la politica nella tappa romana. Come sottolinea Federico Pompignoli, founder di Pmp Architetture: «i progetti non possono essere visti solo dal punto di vista normativo, ci deve essere il sogno e la voglia di creare qualcosa di migliore. Da progettista penso che l’architettura sia un fattore umano basato sulla passione e il tempo, fondamentale per sviluppare buoni progetti, dove la qualità deve essere una responsabilità che tutti devono assumersi».
I dati proveniente da questi 12 progetti hanno portato ad una fase di sintesi racchiusa nell’agenda, una guida operativa che sintetizza le 18 leve della rigenerazione urbana e che risponde alle domande fondamentali: perché intervenire, come farlo e con quali strumenti. Per ciascun aspetto nella pubblicazione sono analizzati i dettagli operativi e metodologici, con l’obiettivo di fornire una guida pratica per istituzioni, professionisti e cittadini. Un metodo che consente di affrontare contesti territoriali differenti, cercando di mantenere un approccio omogeneo in un contesto in continua evoluzione, specialmente per le grandi metropoli come Milano e Roma alle prese con un mercato immobiliare sempre meno accessibile.
Milano fa i conti con un tempo di incertezze, ma continua ad essere un riferimento anche nell’innovazione di strumenti, come dimostra la presentazione del primo project financing nell’ambito universitario annunciata ieri a Mind dalla Statale. «Il piano per Milano è quello di proseguire il proprio percorso di crescita sostenibile, cercando di affrontare i problemi che sono emersi nella città e che possono rallentare l’obiettivo», ha dichiarato Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano. «Il lavoro che stiamo facendo sul nuovo Pgt può essere sintetizzato in tre parole chiave: equilibrio, regole e persone. In una città con valori immobiliari molto alti e salari che non seguono questo andamento, la sfida è quella di garantire l’accesso alla casa da parte del ceto medio. Abbiamo lanciato un piano straordinario per la casa, senza fondi da Governo e Regione e senza leve dal punto di vista normativo e fiscale, mettendo a disposizione molte aree della città per 10mila nuove unità abitative. In questo contesto l’amministrazione comunale tiene presente l’importanza delle periferie, e della città metropolitana, e di come alcuni progetti come l’area Mind, Santa Giulia e i diversi poli universitari diffusi, rappresentino delle ancore pubbliche dove i processi di rigenerazione possono attecchire».
Con la consapevolezza che progettare oggi significhi pensare all’intero ciclo di vita dell’opera, con piani di manutenzione continua, il tentativo del gruppo di lavoro Oice è stato quindi quello di diffondere l’insieme dei dati dei 12 progetti analizzati, per offrire alla comunità allargata elementi il più possibile oggettivi e misurabili. Consapevoli che i soggetti pubblici necessiteranno sempre più del supporto di attori privati per poter avviare questi processi, anche in chiusura dell’onda del Pnrr, servirà promuovere un cambiamento concreto nelle città, mettendo a valore energie, risorse e competenze.
«L’Oice ha voluto dare il proprio contributo su un tema, quello della rigenerazione urbana, molto discusso oggi. Chi come noi fa il mestiere dell’architetto e dell’ingegnere deve dare un contributo tangibile al contrasto del consumo di suolo in Italia. La nostra idea è stata quella di partire da casi pratici per capire come questi processi di rigenerazione siano riusciti a centrare i propri obiettivi, rispettando le procedure scelte con un approccio partecipativo e attivo, senza giudizio tecnico o artistico. Oice quest’anno compie 60 anni e vuole affermarsi come la casa delle società di progettazione, aprendosi alla molteplicità delle competenze che concorrono al progetto integrato», ha commentato Francesca Federzoni, vicepresidente Oice.
In copertina: ©Oice

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