Emergenza alloggi, subito un tavolo permanente interistituzionale
Durante la prima tappa della seconda edizione del Festival Cara Casa a Milano, un confronto tra decisori pubblici (assessori Bottero, Conte e il romano Zevi) ed esperti per una politica comune sull’abitare
Non solo criticità economiche, ma una cabina di regia nazionale assente e regole poco chiare. Il tema dell’abitare è complesso, ma qualcosa è già stato fatto. All’interno del Festival Cara Casa – progetto coordinato dalla Fondazione dell’Ordine degli Architetti di Milano e curato insieme alle Fondazioni degli Ordini di Genova, Catania, Venezia, all’Ordine degli Architetti di Bologna, alla Fondazione Housing Sociale e ad AmbienteAcqua APS – continua il lavoro di analisi e osservazione avviato nella prima edizione 2023.
Durante la prima tappa della manifestazione ha preso avvio un dialogo costruttivo tra pubblica amministrazione, università e professionisti, dove ha trovato spazio una panoramica sulle soluzioni trovate e le strategie già avviate nelle città, per risolvere l’emergenza, non solo italiana. Secondo la professoressa Francesca Cognetti, professoressa del Politecnico di Milano «lo studio sul mercato sociale (che ha tenuto fuori le case Erp) fatto dall’Università e commissionato da Fondazione housing sociale ha dato una prima idea di quello che è stato già fatto in città negli ultimi dieci anni».
Un monitoraggio puntuale realizzato sotto il cappello dell’Edilizia residenziale sociale, sia pubblica che privata. E riguarda «interventi convenzionati promossi dai fondi immobiliari di housing sociale, per il 68% in locazione, (con un’offerta di 3.854 alloggi realizzati e 2.800 in previsione), interventi convenzionati promossi da altri operatori privati (17 cooperative e 20 società immobiliari), sia in locazione che in vendita, (4.737 alloggi realizzati sia di nuova edificazione o ristrutturazione), interventi realizzati da cooperative edificatrici e gestiti a proprietà indivisa (oltre 7.000 alloggi di 16 cooperative) e iniziative a supporto dell’autonomia abitativa di soggetti fragili (un patrimonio molto pulviscolare difficile da mappare, per ora 1.700 alloggi per 70 enti del terzo settore) e residenze universitarie (92 residenze, di cui 6 in corso di realizzazione, per 16mila posti letto di cui 3.500 in corso di realizzazione», racconta la docente.
Tutto quantificabile tra il 20% e il 40% al di sotto dei valori di mercato. Parliamo, dunque, di un’offerta rilevante con 16mila alloggi in totale più altri 16mila posti letto degli studentati.
Un quadro articolato sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo con la locazione che guadagna un ruolo da padrone come strategia per l’emergenza. Diventando un tema centrale della politica abitativa, una sfida aperta e prioritaria, ancora alla ricerca di un bilanciamento con la vendita.
Un tavolo raccolto, come spiega la moderatrice Giordana Ferri, direttore della Fondazione Housing Sociale, che pone l’accento sulle responsabilità politiche.
Lombardia, Italia, Europa, il tema riguarda tutte le città europee, è per questo che l’intervento economico, ma anche politico non può essere solo locale.
«Un tavolo permanente interistituzionale per una visione e programmazione che dia risposte e breve e lungo termine, è oggi la priorità», è la prima tappa da compiere per affrontare il problema secondo Fabio Bottero, neo-assessore all’Edilizia residenziale pubblica del Comune di Milano. «Nel capoluogo l’edilizia residenziale pubblica (Erp) supera il 10% del patrimonio abitativo. Milano ha 28mila alloggi Erp di cui un migliaio sparsi nella Città Metropolitana. Un patrimonio costruito nell’arco di un secolo che oggi ha bisogno di manutenzioni importanti. L’assessore, dunque, in questi ultimi due anni di mandato dovrà, in primis, recuperare 2500 alloggi sfitti per renderli idonei alle assegnazioni. Sbloccare gli altri 1500, ancora in fase di riqualificazione, da destinare ai lavoratori dei servizi, docenti, personale sanitario, forze dell’ordine e dipendenti comunali. Operazione necessaria per bloccare la polarizzazione economica tra chi è in fascia di povertà e chi è in fascia alta.
«Oggi c’è la consapevolezza che la casa non è un semplice manufatto, ma un sistema di relazioni, parte integrante di un sistema urbano fatto di persone, reti sociali e di opportunità. Dunque, non può essere solo un problema di risorse, ma al centro ci deve essere soprattutto la programmazione, e non solo locale, qui l’esigenza di una governance nazionale ed europea».
Per affrontare in modo efficace il tema abitativo è indispensabile agire su scala metropolitana. «La Città metropolitana di Milano ha già dimostrato di poter supportare concretamente i Comuni nella realizzazione di progetti innovativi di housing e si è data gli strumenti, a partire dal Piano strategico metropolitano, per poter svolgere questo ruolo, forte anche dell’esperienza maturata con il Pnrr. Oggi è fondamentale che a questa capacità progettuale si affianchino risorse adeguate e strumenti finanziari dedicati, per sviluppare soluzioni integrate che rendano l’area metropolitana di Milano più capace di rispondere ai bisogni reali di chi la vive ogni giorno», ha precisato Giorgio Mantoan, Consigliere Delegato a Sviluppo Economico, Politiche Giovanili, Rapporti con Sistema delle Università, Forestazione urbana e Coordinamento Fondi Europei della Città metropolitana di Milano.
Davanti a questa emergenza e a questa complessità condivisa anche in Europa dove più del 10% dei cittadini vive questa necessità, manca però una regia, una governance. «Il Piano straordinario Casa che abbiamo avviato, in programma 10mila alloggi in dieci anni, è una parte qualificante della strategia dell’abitare del Comune di Milano ed è un segnale politico fortissimo che la città dà in totale autonomia, in un assetto istituzionale, di regole e di governance, che rende difficile reagire a sfide globali, con strumenti datati. Milano butta il cuore oltre l’ostacolo e l’esito dei primi due bandi, molto positivo e soddisfacente, rassicura sulla bontà dell’idea», spiega Emmanuel Conte, assessore al Bilancio, Demanio e Piano straordinario Casa del Comune di Milano.
Milano, ma anche le sfide di Roma. «Una sfida che ha stimato 70mila alloggi da mettere a disposizione a Roma da qui al prossimo triennio, suddivise in 20mila case popolari, 30mila case sociali, 20mila case per il mercato libero. Un gap impressionante se pensiamo che a Roma abbiamo a disposizione solo il 6% di case popolari del totale dello stock abitativo (a Milano il 20%). Noi come amministrazione abbiamo come priorità la fascia più fragile. Con il documento approvato dalla Giunta capitolina “Piano strategico per il diritto all’abitare” con l’obiettivo di mettere in campo alcune misure importanti: aumentare il numero di case popolari con l’acquisto, recuperare e rigenerare parti del patrimonio immobiliare privato, elaborare un nuovo strumento di welfare abitativo universale (fino a 900 euro a famiglia vittima di sfratto) e costruire l’Agenzia per l’abitare. Noi concluderemo, così, la consiliatura con 2.000 case popolari acquistate e alcuni grandi progetti di rigenerazione urbana: Porto Fluviale, Metropoli, Corviale e Tor Bella Monaca, solo per citarne alcuni», racconta Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale.
A chiudere il palinsesto lunedì 16 giugno sarà il talk “Abitare, stare bene. La casa “abbordabile” e il welfare materiale, presso BiG – Borgo intergenerazionale Greco, dalle 18:00. Un incontro che riprenderà il filo delle analisi e delle considerazioni nate durante l’incontro di inaugurazione e si lega alla rassegna Milano Plurale. Gabriele Pasqui e Alessandro Alì animeranno infatti un dialogo aperto finalizzato a offrire uno sguardo sulla pluralità di pratiche e progetti che caratterizzano la città di Milano. Interverranno i progettisti: Maria Alessandra Segantini, Silvia Passerini e Tommaso Paino, in dialogo con Vincenzo Barbieri, Presidente Delta Ecopolis – Cooperativa di abitanti, Barbara Dal Piaz, dirigente Settore Welfare e Politiche Abitative, Comune di Cinisello Balsamo e Chiara Rizzica.
In copertina: © Adobe Stock

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