09-01-2019 Francesco Fantera 2 minuti

Transizione digitale, dal gennaio 2019 via al Decreto BIM

Nel 2025 sarà obbligatorio per tutte le commesse pubbliche

«In collaborazione con tutti gli operatori del comparto, abbiamo messo in evidenza l’importanza del BIM e dell’Open BIM come strumenti necessari per migliorare la qualità del lavoro»

Danilo Toninelli

“Sei un esperto di BIM? La Juventus Football Club cerca te!”. Suona più o meno così l’annuncio pubblicato sul profilo Linkedin dalla società sportiva torinese, che sta cercando un BIM Specialist. Un messaggio che potrebbe apparire bizzarro ad un lettore occasionale ma che, vista la dimensione sempre più aziendale e multidisciplinare che le grandi società sportive hanno intrapreso, non stupisce. E sorprende ancor meno se si legge con attenzione il post: “la risorsa si occuperà di fornire supporto tecnico e gestionale al progetto BIM/SW di Facility Management per i siti della Juventus”. Ed è proprio la gestione del costruito a rappresentare l’elemento centrale, in un momento in cui il mondo dell’edilizia sta attraversando una lenta e difficile transizione dall’analogico al digitale. Un processo, questo, sancito dal via, lo scorso 1° gennaio, al primo step del DM n.560/17, detto anche decreto BIM.

L’introduzione del BIM. Durerà sei anni, a meno di future deroghe, il processo di introduzione del Building Information Modeling negli appalti pubblici.

  • Dal 1°gennaio 2019 è obbligatorio per le commesse con un importo a base di gara pari o superiore ai 100 milioni;
  • Dal 1°gennaio 2020 per le commesse pari o superiore ai 50 milioni;
  • Dal 1°gennaio 2021 per quelle pari o superiore ai 15 milioni di euro;
  • Dal 1°gennaio 2022 sarà obbligatorio per le commesse con un importo a base di gara pari o superiore alla soglia stabilita nell’articolo 35 del Codice dei Contratti pubblici;
  • Dal 1°gennaio 2023 per le commesse pari o superiore ad 1 milione di euro;
  • Dal 1°gennaio 2025 per le commesse inferiori al milione di euro.

Perché è importante il BIM. «Quello delle costruzioni è un settore che, dopo anni di sofferenza, vede una timida ripresa. Questa va sorretta e incoraggiata spingendo in particolare sulla digitalizzazione di tutta la filiera». Così si è espresso, durante il SAIE 2018, il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, che ha proseguito: «per questo motivo, in collaborazione con tutti gli operatori del comparto, abbiamo messo in evidenza l’importanza del BIM e dell’Open BIM come strumenti necessari per migliorare la qualità del lavoro. Inoltre, questi dispositivi garantiscono maggiore trasparenza, rapidità e controllo nella realizzazione di opere pubbliche e private».

Come nasce e cos’è il BIM. «Il Building Information Modelling, il cui acronimo si è iniziato a diffondere a partire dal 1992, nasce in Europa e negli Stati Uniti tra gli anni ’50 e ’60 – spiega il professor Angelo Ciribini dell’Università di Brescia in una nota al mondo degli stakeholder – in modo coevo al CAD. Inizialmente si trattava di un insieme di tecnologie che parevano poter rispondere a esigenze metodologiche formulate negli anni ’40 sulla scia del fordismo e del taylorismo. L’obiettivo, allora come oggi, era quello di individuare e tradurre il nesso fra informazione, normalizzazione e produttività. Nei primi anni duemila, l’adozione progressiva degli applicativi ha reso chiara l’esigenza di metodi che dessero agli strumenti un senso compiuto ed una reale efficacia. Arrivati nel decennio attuale, il livello raggiunto da metodi e strumenti ha stimolato la formalizzazione di documenti di governo e di regolazione dei processi, ormai digitali. Ultimo intervento normativo, in ordine di tempo, è rappresentato dalla pubblicazione della UNI 11337-7 (dicembre 2018), riguardante le cosiddette professioni non regolamentate del BIM».

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Francesco Fantera
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