15-10-2019 Francesco Fantera 3 minuti

Yosuke Hayano racconta metodo, presente e futuro di MAD architects

Similitudini fra Roma e Pechino, focus sulla necessità di affrontare progetti di scala differente

«Se si vuole dar vita a metropoli a misura d’uomo si deve seguire un approccio olistico che consideri tutti quei fattori che influenzano la qualità della vita e il benessere degli individui»

Yosuke Hayano

Decine di progetti completati, in costruzione o in fase di sviluppo oltre a numerose proposte, partecipazioni a concorsi e installazioni disegnate. A quindici anni dalla sua fondazione, il palmares dello studio sino-giapponese di architettura MAD Architects si presenta come uno dei più ricchi nel panorama degli astri nascenti del mondo della progettazione. Una parabola determinata dall’impegno dei tre soci, Ma Yansong (fondatore), Dang Qun e Yosuke Hayano. A garantire allo studio le luci della ribalta è stata, nel 2007, la vittoria di un concorso internazionale in Canada per la realizzazione di tre torri residenziali, le Absolute Towers.

Da quel momento una crescita continua, confermata dall'apertura di tre uffici dopo il primo a Pechino e indicativi delle aree di sviluppo individuate: Los Angeles, New York e Roma, ovvero Stati Uniti ed Europa. E proprio nella Capitale, ospite del festival di architettura SPAM, è intervenuto Yosuke Hayano che ha parlato della vision che guida MAD architects, dell’organizzazione del lavoro e del futuro dello studio.

Il metodo. «Noi soci siamo sempre coinvolti dall’inizio alla fine nei progetti – spiega Hayano – e solo così possiamo conservare l’identità MAD per ogni intervento. Si tratta anche di un modo per mantenere la passione per questo lavoro attraverso stimoli continui e differenti. Fondamentale è anche il dialogo. Spesso ci ritroviamo a parlare della direzione da prendere come team, ma senza entrare nei dettagli. Di questi se ne occupano i vari gruppi di lavoro che a livello operativo portano avanti i progetti, si tratta di due dimensioni differenti. Da questa sintesi prendono forma interventi molto diversi fra loro ma identificabili perché indicativi del nostro DNA».

L’approccio. «Il nostro team si è formato grazie alla scelta di affrontare operazioni a scala molto diversa fra loro. Non solo parchi, stadi, piscine o palestre – racconta Hayano – ma anche piccole installazioni artistiche. I progetti che realizziamo, in particolare quelli a scala più ampia, sono in grado di definire il carattere e il futuro delle città, ma è necessario che ci sia una committenza pubblica molto forte e intenzionata ad investire». Non un problema per la Cina. L’economia del Paese, infatti, da anni cresce ad un ritmo impensabile per i Paesi occidentali. Un sistema di governo fortemente centralizzato e possibilità economiche con pochi eguali nel mondo «permettono alla Cina di condividere la propria visione del futuro con i giovani architetti, anche attraverso il finanziamento di operazioni che stanno già cambiando il tessuto urbano. Come professionisti abbiamo una grande responsabilità e la viviamo come una sfida».

Il presente. Fra i diversi uffici aperti da MAD architects nel mondo, c’è quello di Roma, realtà molto più simile a Pechino di quanto si possa pensare. «Dal punto di vista dell’architetto si tratta di due siti difficili dove intervenire per via dell’importantissima stratificazione storica. Rendere città come queste migliori per gli abitanti è però molto stimolante. Credo – sottolinea Hayano – che prima di dare il via ad un progetto si debba capire come le persone si sentono in rapporto alle radici del luogo. Un esempio? Tanto a Roma quando a Pechino, il centro storico è caratterizzato da un tessuto primitivo e vissuto dai cittadini, anche dai giovani. Capire questa relazione è quindi fondamentale per dar vita ad un progetto che abbia un impatto positivo sull’area interessata».

Il futuro. «Un tema assolutamente centrale – evidenza Hayano – riguarda come vogliamo strutturare le città e, di conseguenza, su quali basi impostare il loro sviluppo. A MAD negli ultimi anni abbiamo ragionato su quanto sia importante avere una visione che non risponda solo a progetti singoli, seppur importanti come musei e stazioni. Se si vuole dar vita a metropoli a misura d’uomo si deve seguire un approccio olistico che consideri tutti quei fattori che influenzano la qualità della vita e il benessere degli individui. Un motivo che mi spinge a credere che architettura e urbanistica dovrebbero tornare ad essere studiate e considerate come una cosa sola».

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Francesco Fantera
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