Panoramic view of the roofs of the city of Rome, Italy ©Adobe Stock

12-05-2025 Giulia Fuselli 4 minuti

Legacoop Abitanti: un’infrastruttura finanziaria e normativa per l’emergenza casa

Ispirata al modello francese, la piattaforma di progetti e risorse punta su innovazione e reti transnazionali per rispondere alla crisi dell’housing

Magnitudo, orizzonte, Europa. Tre le parole chiave che raccontano una delle questioni più complesse del nostro tempo: l’abitare non è più una crisi circoscritta alle grandi città, ma un problema sistemico che tocca imprese, territori e cittadini. A ribadirlo è Rossana Zaccaria, presidente nazionale di Legacoop Abitanti, aprendo i lavori di presentazione della nuova piattaforma nazionale di investimento abitativo (Roma, 9 maggio 2025), che aggrega progetti e risorse, un’iniziativa ispirata al modello francese e sviluppata in collaborazione con Housing Europe, organizzazione che promuove l’edilizia sociale a livello europeo. «Non si tratta di un’iniziativa isolata – ha spiegato Zaccaria – ma di una risposta corale, strutturale, a un problema che ha raggiunto una magnitudo tale da esigere un’azione collettiva».

La piattaforma si prefigge di offrire soluzioni abitative sostenibili, rispondendo ai bisogni delle persone più vulnerabili e favorendo la cooperazione tra diversi attori – dai governi locali e nazionali, alle cooperative di abitanti, fino ai soggetti privati impegnati nel settore. «La piattaforma si inserisce in un contesto europeo più ampio – continua la presidente – L’obiettivo è promuovere un modello cooperativo che possa rispondere a una crisi globale. Non bastano politiche nazionali. Serve un approccio europeo integrato, in cui i diversi Stati membri possano imparare dalle esperienze positive degli altri e adottare politiche che favoriscano l’accesso alla casa come diritto».

L’iniziativa promossa da Legacoop Abitanti, dunque, non si limita a risolvere emergenze locali, ma è concepita come un laboratorio di idee e pratiche innovative che possono essere scalate a livello continentale.


Prevede la creazione di reti di cooperazione tra le cooperative abitative e altre realtà sociali, l’elaborazione di strumenti finanziari che permettano la realizzazione di nuovi progetti residenziali, e la promozione di politiche pubbliche che favoriscano l’accesso alla casa.


Fabio Bastianelli, presidente di Finabita, sottolinea la necessità di politiche a lungo termine: «Dopo dieci anni di assenza di linee stabili di finanziamento pubblico per l’edilizia sociale, la scarsità di risorse ha rallentato l’azione della cooperazione nell’offrire soluzioni abitative accessibili».

Per Bastianelli, l’edilizia sociale è rimasta marginale nelle politiche di bilancio, e la difficoltà di reperire alloggi a prezzi accessibili comporta ricadute sociali e culturali. «La scarsità di risorse ha rallentato non solo la capacità di costruire nuovi alloggi, ma ha anche compromesso la manutenzione di quelli esistenti. Il problema non tocca solo chi abita in queste case, ma l’intero sistema economico e sociale», sottolinea, ribadendo la necessità di una collaborazione tra pubblico e privato.

Nel dibattito, Marco Marcatili, direttore sviluppo di Nomisma, ha posto l’accento su un aspetto complementare: «La vera crisi non riguarda solo la domanda, ma il modo in cui si abita. Oggi, la sfida è cambiare l’approccio come stile di vita, non solo come bisogno di una casa. Dobbiamo pensare al come abitiamo, non solo a dove. Se non coinvolgiamo il privato sociale e la cooperazione, e lasciamo tutto in capo al pubblico, non ne usciremo nemmeno tra vent’anni. Serve una strategia mista».

Non è una novità che la crisi dell’abitare sia tra le priorità dell’agenda politica europea. A questo proposito, Irene Tinagli, presidente della Commissione speciale per la Crisi Abitativa del Parlamento Europeo (che è stata tra i protagonisti dell’iniziativa romana All We Need is Home)  ha affermato: «La casa è uno dei grandi temi del nostro tempo, una questione sociale, economica e perfino democratica», rimarcando quanto l’accesso a un’abitazione dignitosa rappresenti oggi una condizione imprescindibile per l’inclusione e la partecipazione piena alla vita della comunità. L’europarlamentare ribadisce l’impegno dell’Unione nella gestione dell’emergenza. In particolare, ha menzionato le opportunità offerte dal Green Deal e dalle politiche per la transizione verde, che possono rappresentare leve importanti anche per la rigenerazione urbana e l’housing sociale. La sfida rimane quella di trovare e allocare correttamente le risorse.

Dall’Europa all’Italia. Lucia Albano, sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze, sottoline come il concetto stesso dell’abitare stia cambiando, rispondendo alle nuove esigenze sociali: «Non si parla più solo di ‘casa’, ma di ‘abitare’. Abitare è un verbo, non un sostantivo. Implica una rete di servizi e una connessione ai bisogni della comunità. Oggi, la casa deve rispondere a nuove esigenze, essere accessibile, connessa e rispondere a modelli sociali e demografici in continua evoluzione». La casa quindi come servizio e infrastruttura sociale, come il Pinqua ha tentato di dimostrare.

Arrivando a Roma, Andrea Tobia Zevi, assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative della Capitale chiude il cerchio: «L’accesso alla casa è oggi una delle grandi disuguaglianze che attraversano le nostre città. Stiamo lavorando per cambiare paradigma, puntando su una politica abitativa strutturale e di lungo periodo». L’assessore ha spiegato come il Comune stia cercando di passare da una gestione emergenziale, fatta di bandi e assegnazioni straordinarie, a una programmazione che coinvolga cooperazione, enti pubblici e investitori privati. «La sfida è costruire un nuovo patto per l’abitare, che tenga insieme diritti sociali, sostenibilità e rigenerazione urbana». E proprio nei prossimi giorni il sindaco Roberto Gualtieri sarà a Bruxelles per condividere con altri sindaci europei una proposta concreta.

Il tema dell’urgenza di un’azione collettiva e strutturata è stato sottolineato anche da Simone Gamberini, presidente nazionale di Legacoop: «La questione abitativa non può essere di nicchia o delegata a singoli. Deve diventare una priorità nazionale ed europea». Gamberini ha sottolineato l’importanza del modello cooperativo, non solo come risposta all’emergenza, ma come proposta sistemica e duratura: «Le cooperative hanno dimostrato nel tempo di essere in grado di coniugare efficienza economica e coesione sociale. Ora, però, serve uno sforzo in più: un’infrastruttura finanziaria e normativa che metta in condizione il nostro sistema di affrontare la sfida con strumenti adeguati, dentro un quadro europeo comune».

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Giulia Fuselli
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