Oltre il Pnrr, motore di rigenerazione, il futuro è con la leadership dei Comuni
La lezione spagnola: la qualità dell'architettura come strumento di giustizia sociale
«L’architettura non è un lusso, è un diritto. Non servono materiali costosi, ma intelligenza e sensibilità messe al servizio della collettività». Con queste parole Iñaqui Carnicero, segretario generale del Ministero dei Trasporti e dell’Agenda Urbana spagnola, in occasione alla conferenza “Città del Futuro 2030-2050” a Roma, ha descritto la legge per la Qualità dell’Architettura, approvata nel 2022 all’unanimità dal Parlamento iberico. Una normativa nata in un contesto di forte polarizzazione politica, ma capace di unire tutte le forze parlamentari attorno a un principio condiviso: la qualità dello spazio costruito incide direttamente sul benessere delle persone. La legge, strutturata su due pilastri – l’alfabetizzazione architettonica per i cittadini e la costituzione di un organismo di consulenza a supporto delle amministrazioni – cambia le regole del gioco negli appalti pubblici: non più gare al ribasso, ma progettazione di qualità come standard minimo. Un cambio di paradigma che trasforma l’architettura in un vero e proprio strumento di coesione, inclusione e dignità urbana.
E il nodo centrale, sottolineato da Carnicero, è la trasformazione del public procurement, con un cambio di paradigma negli appalti pubblici: verso selezioni basate sulla qualità progettuale, sulla sostenibilità e sull’impatto sociale. «Dobbiamo assicurarci che ogni progetto pubblico rispetti i più alti standard di qualità architettonica», ha sottolineato Carnicero. E nel contesto della kermesse dedicata alle città anche un’iniziativa promossa da Cdp e Politecnico di Milano dedicata alle nuove progettualità, nelle città del Sud, aprendo una challenge tra i diversi atenei .
Dalla Spagna all’Italia con la voce del viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Edoardo Rixi, che ha ribadito il ruolo strategico del Pnrr come «start up per il rilancio delle infrastrutture e delle politiche urbane». A segnare una svolta decisiva è stato un evento tragico: «Il crollo del Ponte Morandi ha fatto comprendere all’Europa intera che serve una nuova fase di manutenzione straordinaria per le infrastrutture ormai datate».
Secondo Rixi, il solo bilancio pubblico non basta: «Bisogna coinvolgere anche i capitali privati, con regole certe e strumenti nuovi, superando lo storico conflitto tra pubblico e privato». Il riferimento è anche alle esperienze virtuose in housing sociale, residenze universitarie e studentati: segmenti dove il mercato può rispondere a un bisogno reale. «In Italia il problema è che spesso si investe nel breve, per massimizzare l’utile elettorale», ha aggiunto
La fotografia del nostro Paese la scatta Gaetano Manfredi, presidente di Anci e sindaco di Napoli: «I progetti migliori del Pnrr sono dei Comuni, perché le amministrazioni locali conoscono il territorio e sanno interagire con le comunità». Secondo Manfredi è da lì che si deve ripartire: «Dobbiamo evitare troppe intermediazioni e semplificare i finanziamenti diretti agli enti locali. Generalmente ci vuole più tempo per gestire i fondi che per realizzare l’opera». Sulle trasformazioni urbane il presidente è netto: non basta la rigenerazione fisica. Serve un approccio integrato, che tenga insieme rigenerazione sociale, educativa, lavorativa e ambientale: «Le comunità accettano le opere solo se ne vedono i benefici. A Napoli, per esempio, stiamo rigenerando le Vele di Scampia con un intervento del Pnrr. È faticoso, ma condiviso: i comitati locali sono a favore, non contro».
Il presidente di Anci sottolinea anche un’altra emergenza: la casa
«Abbiamo un patrimonio pubblico ridotto rispetto agli altri Paesi europei. E il 10% degli alloggi Erp è inutilizzato perché non riqualificato. La manutenzione straordinaria è una priorità, così come rendere le città accessibili al ceto medio, contenendo gli affitti e riequilibrando i centri storici con le aree metropolitane».
Sul fronte dell’housing è intervenuto anche Dario Scannapieco, ad di Cassa Depositi e Prestiti, riepilogando le quattro “S” dell’abitare del futuro (come già illustrato da Cdp nell’ultimo forum di Scenari Immobiliari) e in occasione del roadshow della commissione europea nelle scorse settimane con tappa a Milano e Palermo): social housing, con 214 interventi per 18mila alloggi; student housing, a fronte di 850mila studenti fuorisede; senior housing, come il progetto romano realizzato con Inps e policlinico Gemelli; service housing, cioè alloggi per lavoratori, sempre più richiesti dalle aziende per attrarre talenti. «Le città vanno pensate in chiave demografica», ha detto Scannapieco, ricordando che in Italia oggi ci sono sei over 65 per ogni bambino sotto i 6 anni. Cdp, ha aggiunto, agisce da «trasmettitore tra i fondi europei e la realtà italiana», con un modello basato su fondi di fondi e investimenti per oltre 5 miliardi in rigenerazione urbana. «Servono buoni progetti e buone risorse. Ecco perché affianchiamo le Pa anche con assistenza tecnica e consulenza strategica».
In copertina: © Paola Pierotti

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